Una palette cromatica vibrante, pennellate evidenti, composizioni e soggetti coraggiosi che non si erano mai visti in dipinti di così grande formato: la rivoluzione rappresentata da Eugène Delacroix nella pittura francese è al centro di una grande mostra, nel cuore di New York. Una straordinaria occasione per scoprire uno dei Maestri più rivoluzionari dell'Ottocento, a cui guardarono anche gli impressionisti.
La rivoluzione pittorica avviata dagli Impressionisti con il Salon des Refusés avviene in una data, il 1863, che contemporaneamente apre e chiude un capitolo della storia dell’arte. Da una parte, infatti, con Monet e compagni si entra nel vivo dell’arte come la conosciamo anche ai nostri giorni: libera da ogni convenzione, per lo più affrancata da committenti e istituzioni, espressione di una visione che è quella propria dell’artista e di nessun altro. Allo stesso modo, però, in quell’anno moriva l’ultimo dei grandi pittori del Salon ufficiale di Parigi, Maestro egli stesso di una pittura coraggiosa e “reale”, senza la quale lo stesso impressionismo non sarebbe forse nato.
Parliamo naturalmente di Eugène Delacroix, l’artista che in Francia meglio ha saputo incarnare gli ideali e i moti del Romanticismo ottocentesco. Un’arte così vitale, quella di cui è stato vessillo, che nel 1885 Van Gogh ne scriveva: “Ciò che trovo di così bello in Delacroix è la sua capacità di rivelare la vitalità dei soggetti, l’espressione e il movimento; che lo pone oltre la pittura stessa”.
Una sensazione che, con sguardo critico retrospettivo, conferma il direttore del Metropolitan Museum of Art di New York, Max Hollein: “Delacroix fu una figura che trasformò la storia della pittura europea; la sua influenza ha contribuito significativamente a determinare ciò che oggi concepiamo come moderno nell’arte”.
Ecco quindi che la mostra in apertura oggi, lunedì 17 settembre, presso il museo statunitense diventa un’occasione importante per apprezzare l’incredibile talento di “una delle maggiori forze creative del XIX secolo”.
Un’esposizione storica, quella che che resterà aperta al pubblico fino al prossimo 6 gennaio 2019, riunisce 150 opere tra dipinti, disegni, stampe e manoscritti – molti dei quali presentati per la prima volta negli Stati Uniti.
Attraverso ben 12 gallerie del MET, il percorso espositivo – basato in larga parte su un criterio cronologico – approfondirà le tre fasi principali della carriera di Delacroix. Si parte dagli anni della formazione, tra il 1822 e il 1834, in cui conosceremo un pittore che aspira a raggiungere un’espressione libera e nuova e, perché no, la fama. I due decenni successivi, fino al 1855, vedono l’artista impegnato nell’esplorare i soggetti storici, spesso legati a commissioni di dipinti di grande formato. Gli ultimi anni coincidono invece con un rinnovato interesse per la Natura e la memoria, che accompagneranno l’autore fino alla sua scomparsa.
[Immagine in apertura: Eugène Delacroix, Self-Portrait with Green Vest, ca. 1837. Musée du Louvre, Paris. © RMN–Grand Palais (Musée du Louvre) / Michel Urtado]