Quante volte vi è capitato di pensare che un cane assomigliasse al proprio padrone? Secondo Elliott Erwitt, celebre fotografo Magnum classe 1928, "i cani sono come gli umani": attraverso i fedeli amici a quattro zampe, l'autore rappresenta la nostra società con ironia e naturalezza.
I cani sono come gli umani, solo con più capelli: recita così il titolo dell’originale mostra, in programma fino al 3 febbraio 2019 presso la Casa dei Carraresi di Treviso, che sul mondo cinofilo riporta l’autorevole sguardo di un fotografo d’eccezione, Elliott Erwitt.
Membro dell’agenzia Magnum Photos – che figura tra gli organizzatori della mostra con Suazes e Fondazione Cassamarca di Treviso – l’autore franco-americano dedicò ai cani non pochi scatti, di cui il curatore Marco Minuz ha raccolto una selezione di ben 80 immagini.
Perché Elliott Erwitt continua a fotografare cani dagli anni Cinquanta? Non esemplari particolarmente belli, né razze specifiche: evidentemente, non è un interesse estetico che porta il fotografo ad abbassare l’obiettivo “ad altezza di cane”, restituendo così il punto di vista di un essere vivente che guarda al mondo – un mondo a misura di essere umano – principalmente attraverso le gambe dei propri padroni.
Proprio questa particolare scelta compositiva, di inquadratura, ci aiuta a trovare una risposta al nostro quesito. Capovolgendo, letteralmente, la nostra prospettiva antropocentrica, con un atteggiamento naturale e spesso irriverente, i cani sono per Erwitt il soggetto ideale per compensare agli artificiosi costrutti con cui si presenta l’essere umano davanti alla fotocamera.
Sollecitati dallo stesso fotografo con suoni e versi a sorpresa, i cani di Erwitt non si mettono in posa: saltano, ringhiano, abbaiano, trasmettono allo spettatore quello che “i bipedi” provano, ma dissimulano.
Perché, come ha dichiarato lo stesso Erwitt in un’intervista, “i cani sono come gli umani”. Solo, con meno inibizioni…
[Immagine in apertura: New York City, USA, 2000 © Elliot Erwitt / Magnum Photos]