Una condanna (ingiusta) per omicidio, una collezione di opere raffiguranti campi da golf, un giornalista attento, il lavoro appassionato di alcune associazioni: sono questi gli ingredienti della vicenda che ha cambiato per sempre il destino di un uomo detenuto in un istituto di pena nello Stato di New York...
Il disegno come “terapia” per resistere a una condanna ingiusta: per 27 anni lo statunitense Valentino Dixon è stato detenuto in carcere per un omicidio che, in realtà, non aveva commesso. Nella sua cella di detenzione, all’Attica Correctional Facility nello stato di New York, si è progressivamente avvicinato al mondo dei colori e, sebbene non avesse mai giocato a golf, ha iniziato a realizzate quadri con verdissimi e rigogliosi campi sportivi.
Un passatempo ad alto tasso creativo che riteneva utile per riempire le lunghe giornate della sua pena detentiva ma che, incredibilmente, è riuscito laddove la giustizia aveva fallito, ovvero ripristinare la “realtà dei fatti”.
Alcune immagini delle sue opere sono state infatti recapitate alla redazione della rivista di settore Golf Digest, finendo per attirare l’attenzione del giornalista Max Adler. Quest’ultimo è entrato direttamente in contatto con Dixon, in forma epistolare e anche di persona. L’incontro e la successiva conoscenza tra i due si sono rivelati decisivi per il destino dell’uomo: Adler e altri soggetti, tra cui alcune associazioni convinte dell’innocenza del detenuto, hanno preso a cuore il suo caso, riuscendo a far riaprire le indagini.
I risultati emersi dagli esami effettuati con le tecniche più avanzate hanno evidenziato che non è stato il sospettato a macchiarsi del reato per cui era stato imprigionato.
Dixon è dunque riuscito a riconquistare la tanto desiderata libertà. “Sono sopraffatto dalla forza che ha dovuto rimanendo positivo, guardando avanti e mantenendo la sua mente e il suo corpo intatti per 27 anni. Sarebbe stato facile crollare“, ha commentato il giornalista in merito all’esito della vicenda.