Sono incluse anche opere di una ventina di autori contemporanei - tra cui Forensic Architecture, Jim Chuchu e Tomás Saraceno, che si fanno carico delle posizioni già espresse da Victor Papanek - nella prima grande retrospettiva dedicato al lavoro e alle convinzioni etiche del designer austriaco, scomparso vent'anni fa. Fino al 20 marzo 2019, al Vitra Design Museum di Weil am Rhein.
È un evento espositivo senza precedenti Victor Papanek: The Politics of Design, la prima retrospettiva dedicata al designer, autore e attivista di origini austriache, considerato il pioniere di un design dall’approccio più consapevole verso le questioni sociali ed ecologiche.
A ospitarla è il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania, che ha promosso questo appuntamento affidandone la curatela ad Amelie Klein e Alison J. Clarke – quest’ultima lavora per la Victor J. Papanek Foundation – University of Applied Arts Vienna – a venti anni dalla scomparsa dell’autore, avvenuta negli Stati Uniti d’America. Proprio in questo Paese, Papanek aveva cercato riparo nel 1939 in seguito all’avvio della persecuzione nazista in Austria.
Dopo essersi inizialmente dedicato alla carriera “canonica” come designer industriale, a partire dagli anni Sessanta ha maturato un atteggiamento di una critica verso il consumismo, sostenendo e argomentando le sue convinzioni in opere come Design for the Real World, del 1971, ancora oggi un punto di riferimento per il settore.
Snodandosi tra quattro sezioni tematiche, la mostra analizza in profondità la vita e il lavoro di Papanek; un risultato reso possibile anche grazie alla possibilità, mai concessa prima, di attingere ai materiali di proprietà della Fondazione Papanek.
Proprio per questo, il percorso espositivo include una significativa selezione di documenti che non sono mai stati esposti prima, tra cui taccuini, lettere, mobili, pezzi della collezione etnologica di Papanek; esposte anche oltre 1000 diapositive che il designer ha utilizzato per le sue lezioni.