La prima mostra pubblica che Roma dedica alla fotografa Lisetta Carmi analizza la produzione della fotografa genovese attraverso più di 170 scatti. Nel percorso di visita sono compresi i suoi reportage e numerosi ritratti, tra cui quelli a Ezra Pound, realizzati in occasione di un incontro avvenuto a Sant'Ambrogio di Zoagli, nel 1966.
Spiccano innanzitutto i tre progetti editoriali ai quali Lisetta Carmi si è dedicata tra gli anni Sessanta e Settanta – Metropolitain; I Travestiti; Acque di Sicilia – tra le opere selezionate in occasione della grande antologica che Roma dedica alla fotografa genovese, classe 1924.
Curata da Giovanni Battista Martini, Lisetta Carmi. La bellezza della verità è la prima mostra pubblica promossa nella Capitale allo scopo di indagare l’opera di un’autrice dalla grande personalità espressiva e dalla straordinaria vicenda umana, nata in una famiglia borghese di origine ebraica.
In grado di porsi in anticipo sui tempi, grazie a un uso innovativo della fotografia, Carmi inizia ad avvicinarsi a questo medium negli anni Sessanta, in un primo momento in parallelo all’attività di pianista che l’aveva portata a esibirsi anche all’estero; successivamente, in forma esclusiva. Al manifestarsi di questo interesse e dopo i primissimi lavori, dal padre riceve una nuova Leica con tre obiettivi: saranno i suoi strumenti di lavoro, insieme a una Nikon F e a una Rolleyflex.
Il percorso espositivo, snodandosi tra due livelli del Museo di Roma in Trastevere, esamina in profondità temi e soggetti della produzione dell’artista, a partire dal sentito omaggio alla sua città natale, della quale ha documentato l’attività e la quotidianità del porto, l’architettura del cimitero monumentale, la realtà dell’Italsider, a testimonianza del suo desiderio di conoscere in profondità i luoghi del lavoro e il mondo degli operai. “Genova è una città, per conto mio, meravigliosa. L’architetto Konrad Wachsmann ha detto che è una delle città più belle del mondo, divisa tra i monti e il mare. E io sono molto contenta di essere nata a Genova“, ha dichiarato Carmi in una intervista concessa nel 2017.
Nel piano terra del Museo capitolino, inoltre, uno spazio è dedicato alle sezioni I reportage e I viaggi, relativi ai frequenti spostamenti della fotografa. Oltre ad aver visitato più volte Israele, ed essersi recata in America Latina, India, Afghanistan, Pakistan e Nepal, Carmi ha dedicato servizi fotografici anche a specifiche zone dell’Italia. È il caso della Sicilia, sulla quale ha realizzato un lavoro focalizzato sulle vie d’acqua regionali commissionato da Dalmine – confluito nel volume Acque di Sicilia (1977), con i testi di Leonardo Sciascia – e di Piadena, città della Bassa Cremonese dove a metà degli anni Sessanta si reca mettendo in risalto strade, portici, visi, gesti di un luogo considerato all’epoca una “sorta di laboratorio culturale“.
Dai luoghi, l’attenzione si sposta quindi sul “patrimonio umano”, con un focus su persone e volti, a partire da una selezione dei ritratti realizzati a Ezra Pound, durante un incontro in Liguria: per queste foto ricevette il prestigioso Premio Niépce per l’Italia. Si tratta solo di una delle figure del scena culturale dell’epoca immortalata dall’obiettivo di Carmi, che conobbe da vicino e fotografò tra gli altri Lucio Fontana, Lele Luzzati, Max Bill, Konrad Wachsmann, Leonardo Sciascia, Edoardo Sanguineti, Alberto Arbasino.
Anche attori e musicisti vengono ritratti dall’autrice, a conferma del suo legame con il mondo dello spettacolo dal vivo e della musica in particolare; tra loro Carmelo Bene, Charles Aznavour e Claudio Abbado. Oltre alle già citate sezioni Metropolitain e I Travestiti , quest’ultima incentrata sull’itinerario che Lisetta Carmi intraprese, dalla notte di San Silvestro del 1965, all’interno della comunità di travestiti del centro storico genovese, l’antologica propone anche la video-intervista realizzata dal curatore.
[Immagine in apertura: Lisetta Carmi, Sicilia, 1976 © Lisetta Carmi, courtesy Martini & Ronchetti]