La Fondation Louis Vuitton ospita, in due mostre distinte, un focus monografico su Egon Schiele e Jean-Michel Basquiat, accomunati da uno stile rivoluzionario.
Sebbene vissuti in periodi storici e geografici completamente diversi, Egon Schiele e Jean-Michel Basquiat condividono il medesimo approccio dirompente verso l’arte e l’attualità del loro tempo. Non è casuale, quindi, che le due mostre monografiche allestite negli spazi della Fondation Louis Vuitton di Parigi rendano omaggio al loro lavoro, regalando un viaggio nel tempo lungo quasi un secolo.
Fino al 14 gennaio, infatti, il pubblico potrà ammirare da vicino le opere di due artisti geniali, scomparsi entrambi all’età di 28 anni, ma capaci di imporre, nell’arco della loro breve vita, un nuovo modo di fare arte, rivoluzionando i dettami precedenti. Per entrambi fu fondamentale il contesto geografico in cui prese forma la loro arte: tanto la Vienna di inizio Novecento quanto la New York degli anni Ottanta erano attraversate da un deciso fermento creativo.
Prima monografica parigina a distanza di 25 anni dall’ultima, la mostra dedicata a Egon Schiele accosta circa 120 opere ‒ tra disegni, dipinti e gouache ‒ che testimoniano in maniera cronologica la ricerca visiva dell’artista. Interessato alla resa del corpo, Schiele fece della linea la sua principale alleata, scegliendo contorni netti e taglienti e pose scomposte per restituire il senso tragico dell’esistenza.
I 120 lavori che compongono il focus su Basquiat ne ripercorrono la carriera dal 1980 al 1988 a partire dalle Teste, riunite per la prima volta, e dagli esiti della collaborazione con Andy Warhol. Cronologica e tematica, la mostra porta in Francia lavori mai o raramente esposti in Europa, come Offensive Orange, del 1982, e Untitled (Yellow Tar and Feathers), dello stesso anno.
[Immagine in apertura: Egon Schiele, Self-Portrait with Chinese Lantern Plant, 1912]