Dal 16 al 23 novembre, la Capitale ospita RIFF - Rome Independent Film Festival. In programma oltre 90 opere presentate in anteprima italiana, 25 anteprime mondiali e 10 anteprime Europee. Sulle inquietudini sessuali di un gruppo di adolescenti si concentra “We”, la pellicola scelta per l'apertura: diretta da Rene Eller, è tratta dal controverso romanzo "Wij" di Elvis Peeters.
È il Nuovo Cinema Aquila al Pigneto a ospitare, dal 16 al 23 novembre, la XVII edizione di RIFF – Rome Independent Film Festival. Ideata e diretta da Fabrizio Ferrari – compresa nel progetto Contemporaneamente Roma 2018 – la kermesse propone quest’anno oltre 25 anteprime mondiali e 10 anteprime europee. A prendere parte al concorso associato, che nell’imminente edizione include il Premio per il Miglior Documentario Italiano e internazionale, saranno oltre 90 opere in anteprima italiana.
Ricco e composito il programma annuale. A 25 anni dalla scomparsa, l’amatissima Audrey Hepburn sarà omaggiata dal festival con la presentazione del libro Audrey Hepburn immagini di un’attrice, scritto da Margherita Lamesta Krebel.
All’Albania, alla Spagna e alla tematiche LGBT saranno dedicati i tre focus di questa edizione, tra masterlclass, seminari e panels. Da segnalare, in particolare, la presenza a Roma di Agron Domi, direttore e fondatore del Tirana International Film Festival nonché membro della giuria del RIFF 2018, e del regista e antropologo Joni Shanaj, del quale sarà proiettato Pharmacon, da lui diretto nel 2013.
L’attenzione destinata alla Spagna si concentrerà sulle registe emergenti: il focus Operas primeras: donne cineaste, coorganizzato dall’Istituto Cervantes di Roma e dalla Fondazione SGAE, include infatti la proiezione delle opere prime di registe attive in ambiti eterogenei.
Il successo già ottenuto dal Focus LGBT negli anni scorsi ha stimolato il RIFF – Rome Independent Film Festival a prevedere, anche nel 2018, una sezione dedicata, nell’ambito della quale verranno presentati cortometraggi come Free Fall, Prisoner of Society e The Transfiguration.
Tra i documentari italiani in concorso si segnala After Prayers di Simone Mestroni. Da tempo attivo in India, dove vive, il regista si occupa di progetti in ambito antropologico e visuale; con quest’opera mette a fuoco la vita nel Kashmir indiano sulla scia “dell’ordinaria violenza legata al conflitto indopakistano” e della ricerca dell’indipendenza.
[Immagine in apertura: tratta da Tra il cane e il lupo, regia di Giulia Sodi]