Per la prima volta, un museo ripercorre la carriera del noto fumettista, tra i più popolarti della sua generazione: succede a Roma, dove il punto di vista sul mondo di Zerocalcare emerge tra racconto personale e narrazione di fatti di cronaca internazionale.
C’è tempo fino al 10 marzo per visitare una mostra senza precedenti: Zerocalcare – Scavare fossati. Nutrire coccodrilli è la prima personale dedicata alle opere del popolare fumettista, classe 1983. Noto per la sua capacità di sondare in profondità le storie che attraversano la nostra epoca – dalla resistenza curda a Kobane ai fatti del G8 di Genova, fino all’assassinio di Giulio Regeni – senza mai rinunciare a uno stile dissacrante, negli anni l’artista si è imposto come una delle voci più potenti della scena underground.
Questo primo progetto espositivo, curato da Giulia Ferracci e realizzato in collaborazione con Silvia Barbagallo, ripercorre per intero la sua produzione, a partire dagli esordi. “Portavoce sensibile e consapevole della sua generazione“, Zerocalcare è conosciuto per il personaggio dell’Armadillo, suo alter ego, nonché protagonista di quasi tutte le sue strisce e i suoi libri.
Proprio a questa figura, così identificativa del suo immaginario, si lega l’allestimento della mostra, che occupa lo Spazio Extra MAXXI. Quattro sono le sezioni del percorso espositivo – Pop; Tribù; Lotte e Resistenze; Non-reportage – comprese in una struttura avvolgente evocativa proprio delle forme curve dell’animale.
La monografica si apre con una selezione di illustrazioni a colori e strisce tratte dal blog dell’autore, zerocalcare.it, attivo dal 2011. L’incipit, dunque, è affidato a racconti di tipo autobiografico, che offrono un ritratto lucido e tagliente della generazione cui appartiene l’autore.
A ripercorrere un ventennio di illustrazioni, tavole e locandine è la sezione Lotte e Resistenze, nella quale l’asse si sposta da vicende riferibili alla storia personale a vicende di interesse collettivo; a ritmarla sono racconti riferiti ai movimenti di protesta, ai fatti di cronaca e politica, alle aggressioni dei gruppi neofascisti degli ultimi anni, alle manifestazioni antirazziste, alle battaglie per i diritti civili. Dalle opere di questa porzione della mostra, che include i lavori commissionati dalle testate La Repubblica, L’Espresso e Internazionale, emergono le posizioni dell’autore, come noto estranee a “ogni forma di populismo, diseguaglianza, abuso di potere“.
In Non-reportage sono riuniti i risultati dei suoi resoconti di episodi cronaca nazionale e internazionale, nati da esperienze personali e di viaggio: caso simbolo è quello dell’esperienza a Kobane, confluita nel libro Kobane Calling. La passione per il mondo del punk e dell’underground, tra locandine di concerti e vinili, costituisce infine il cuore della sezione Tribù.
Alla mostra capitolina è associato un catalogo curato da BAO Publishing; il volume contiene quattro storie a fumetti mai stampate prima, testi critici di Claudio Calia, Francesca Romana Elisei, Oscar Glioti e Loredana Lipperini, oltre a centinaia di disegni rari o mai visti, che ripercorrono più di 15 anni di vita e lavoro dell’artista.