La poderosa mostra antologica dedicata a uno dei fotoreporter italiani più conosciuti a livello mondiale sta per aprire i battenti al MAXXI di Roma. Offrendo una panoramica su un denso corpus di scatti dal forte valore empatico.
I suoi reportage hanno fatto il giro del mondo, grazie a una particolare maestria dietro l’obiettivo e alla capacità di cogliere le sfumature, anche quelle più crude, del reale. Stiamo parlando di Paolo Pellegrin, cui il MAXXI di Roma dedica – dal 7 novembre al 10 marzo 2019 – una mostra antologica, riunendo oltre 150 scatti sotto la curatela di Germano Celant.
Vincitore di 10 World Press Photo Awards e di numerosi altri premi fra i quali l’Eugene Smith Grant in Humanistic Photography e il Robert Capa Gold Medal Award, Pellegrin, classe 1964, è al centro di una retrospettiva che illustra 20 anni di carriera, grazie a un attento e lungo lavoro condotto sugli archivi del reporter.
Il risultato è un’esposizione che oscilla tra il buio e la luce, poli opposti di una dialettica, quella di Pellegrin, incentrata sul presente e le sue contraddizioni. La sezione che inaugura la mostra, dominata dall’oscurità, pone l’accento sulla sofferenza umana, dando risalto agli scatti di guerra, realizzati in luoghi attraversati dalla disperazione come nel caso della Battaglia di Mosul.
La seconda sezione, invece, trova nella luce la sua ragion d’essere, includendo le immagini che hanno per soggetto la natura, emblema, nella sua magnificenza, della fragilità umana. A unire i due momenti della rassegna contribuiscono disegni e note a opera di Pellegrin, che testimoniano il suo approccio al medium fotografico. Non semplici e distaccati reportage, gli scatti in mostra a Roma confermano l’empatia dell’autore nei confronti della realtà osservata attraverso l’obiettivo.
[Immagine in apertura: Walid, ventiquattrenne da Raqqa, Siria. Non ha voluto essere riconosciuto per timore di ripercussioni sulla sua famiglia, rimasta a casa. Kos, Grecia, 2015 © Paolo Pellegrin/Magnum Photos]