Il volume “Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta” di Silvia Albertazzi vuole dimostrare quanto la poesia del cantautore di Suzanne e Hallelujah sia un tutt’uno con la sua musica e appartenga di diritto al mondo della letteratura.
Leonard Cohen non era solo un ispirato cantautore, ma anche un pregevole romanziere e poeta. È la tesi sostenuta nel libro Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta, di Silvia Albertazzi (Paginauno, 2018, pp. 235) che sarà presentato il 7 novembre alla Galleria Ono Arte Contemporanea di Bologna.
Prendendo in esame l’intera opera dell’artista canadese scomparso due anni fa all’età di 82 anni – dalle prime prove poetiche degli Anni Cinquanta all’ultimo album del 2016 – l’autrice, che insegna Letteratura dei paesi di lingua inglese e Storia della cultura inglese all’Università di Bologna, dimostra come poesia, narrativa e canzone costituiscano per Cohen un’unica forma espressiva in continua evoluzione.
Un tutt’uno, in cui la bellezza dei perdenti e il valore della sconfitta sono esaltati attraverso un uso ipnotico e ammaliante della parola (tanto scritta quanto musicata), che imprigiona chi ascolta o legge, in un cerchio magico da cui risulta impossibile uscire, una volta che se ne siano varcati i confini.
[Immagine in apertura: Leonard Cohen © Michael Putland]