Due secoli di evoluzioni nel modo di trasportare persone, merci, dati vengono esaminati dalla nuova mostra fotografica promossa dalla Fondazione MAST di Bologna. Una collettiva che, fino al 13 gennaio 2019, riunisce 65 fotografi, da Robert Doisneau a Ugo Mulas.
Con la mostra Pendulum. Merci e persone in movimento la Fondazione MAST riunisce oltre 250 immagini storiche e contemporanee di 65 artisti internazionali per analizzare la modalità con cui, negli ultimi due secoli, gli uomini hanno risposto all’esigenza di movimentare merci, dati e anche persone.
Mezzi e infrastrutture progettate a questo fine sono infatti al centro del progetto espositivo ospitato, fino al 13 gennaio 2019, negli spazi della PhotoGallery dell’istituzione bolognese. Curata da Urs Sthael, la rassegna prende in prestito l’immagine del pendolo, con le sue distintive oscillazioni, per riflettere sul tema del cambiamento avvenuto in questo specifico ambito, ma anche per porre l’accento sulla quotidiana “fuga” compiuta da milioni di persone verso i luoghi di lavoro e, più in generale, per individuare un efficace simbolo dei traffici di ogni genere.
Un dinamismo incessante al quale, come spiega lo stesso curatore, sembra corrispondere un fenomeno opposto: “Da decenni si continua ad aumentare il ritmo e la velocità: la crescente accelerazione dei processi economici e sociali è iniziata ai primordi della rivoluzione industriale fino a toccare oggi livelli vertiginosi. Il solo fenomeno che ci spinge a rallentare il passo, a cercare persino di fermare tutto, è quello delle migrazioni. Le uniche barriere esistenti sono quelle che frenano i perdenti locali e globali della modernità.”
La vasta prospettiva presa in esame dalla mostra offre al visitatore la possibilità di conoscere una pluralità di opere, di autori e di storie. Nel percorso espositivo, infatti, sono presenti le fotografie di Robert Doisneau dedicate agli stabilimenti Renault, gli scatti di Ugo Mulas sulle auto da corsa, i container immortalati da Sonja Braas, l’epopea dei truckers raccontata da Annica Karlsson Rixon, la serie sui manovali di Yto Barrad, solo per citare alcuni lavori.
La mostra, inoltre, comprende la video installazione di Jacqueline Hassink sui “pendolari moderni” di sette città del mondo e Skaramaghas, l’opera lunga sette metri nella quale Richard Mosse associa il commercio globale alle migrazioni.
[Immagine in apertura: photo by Helen Levitt]