Dai disegni e studi della fase purista ai nudi femminili; dalle opere dedicate alla moglie alla sperimentazione della tecnica del sandcasting: una mostra in apertura in Sardegna restituisce un aspetto significativo e ancora poco noto dell’opera di uno dei Maestri dell’architettura del Novecento.
È il Museo Nivola di Orani, in provincia di Nuoro, a ospitare Le Corbusier. Lezioni di Modernismo, la mostra che per la prima volta consente di apprezzare dal vivo oltre 60 opere grafiche del celebre architetto svizzero. Selezionate da un corpus di 300 pezzi, appartengono una collezione divisa tra America e Europa nella quale, come ha osservato una della curatrici, l’autore ha fissato “quanto, all’indomani della guerra, pensava valesse la pena di portare con sé nei suoi viaggi, di salvare dalle rovine del vecchio mondo”.
Il progetto, esito della collaborazione attivata dalla Fondazione di Sardegna e dalla Fondazione Nivola nell’ambito del ciclo AR/S – Arte condivisa in Sardegna, che si avvale del sostegno dell’assessorato regionale al turismo e del supporto della Fondation Le Corbusier, apre un varco nella vita e nella produzione di una delle più influenti figure della storia dell’architettura moderna.
A emergere, inoltre, è il legame tra il Maestro del modernismo e Costantino Nivola, artista al quale il museo sitato al centro di un parco nel cuore della Sardegna è intitolato.
Curata da Giuliana Altea, Antonella Camarda, Richard Ingersoll, Marida Talamona e aperta fino al 17 marzo 2019, la mostra si snoda tra sezioni tematiche che consentono di estendere la conoscenza oltre la produzione architettura di Le Corbusier, dimostrando l’interesse dell’autore verso il disegno.
Disegni caratterizzati da un sistema grafico sobrio e rigoroso cedono il passo a rappresentazioni che indagano la figura umana, talvolta restituita anche attraverso deformazioni inattese. Il tema del nudo femminile rientra in questa specifica gamma di opere; non a caso, sulla sua “ossessione” verso la donna si concentra un’intera sezione. È tuttavia alla moglie Yvonne Gallis che Le Corbusier dedica alcuni iconici ritratti, scegliendo ad esempio di raffigurarla con una candela accesa, simbolo del focolare domestico di cui è custode e, contemporaneamente, allusione al suo potere sessuale.