L'arte come “viaggio avventuroso e pieno di incertezze”: in queste settimane Palazzo Pitti a Firenze dedica una mostra al pittore originario di Addis Abeba, accogliendo tra le sue sale dipinti che attestano la notevole potenza immaginifica dell'artista.
Sono 6 le sale dell’Andito degli Angiolini, a Palazzo Pitti, scelte per ospitare Oltre, prima monografica italiana dell’artista africano Tesfaye Urgessa visitabile fino al 3 febbraio. Originario di Addis Abeba, dove è nato nel 1983, e dal 2009 di base a Stoccarda, dove si è trasferito grazie a una borsa di studio, il pittore presenta a Firenze una collezione che ripercorre le tappe salienti della sua più recente produzione, ricorrendo a un criterio di tipo cronologico.
Curata dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, e da Chiara Toti, l’esposizione ricostruire l’universo visivo di Urgessa: l’autore, pur essendo radicato nella tradizione della pittura figurativa, produce opere ricche di elementi apparentemente iconici o simbolici.
Il suo modo di comunicare è “fondamentalmente deittico“, ha indicato lo stesso Schmidt riferendosi alle composizioni dell’artista, popolate di figure magnetiche talvolta poste in solitudine, talvolta comprese in composizioni ritmate da corpi aggrovigliati.
In occasione della monografica, a sua volta associata a un catalogo che riunisce scatti fotografici utili a cogliere il peculiare metodo di lavoro di Urgessa, viene presentato anche l’Autoritratto che Urgessa ha donato alle Gallerie degli Uffizi. L’opera, che confluirà nella storica collezione degli autoritratti di proprietà del museo toscano, è stata dipinta a memoria.
L’artista, non avendo optato per l’ausilio di uno specchio o di una fotografia, ha così dato vita a una raffigurazione di se stesso fortemente influenzata dalla sua potente immaginazione.