Si rinnova anche quest'anno l'appuntamento con il festival che rende viva la città, nonostante il freddo e la ridotta illuminazione diurna. Diciotto artisti hanno messo a punto interventi site-specific, unificati dall'uso di neon, lampade e altri dispositivi luminosi.
È Disruptive Engagement il tema guida della Winter Light Exhibition 2018. Fino al 17 marzo prossimo, la seconda edizione del progetto artistico accende l’Ontario Place di Toronto, riunendo insieme una pluralità di voci nel segno della luce.
Le 18 installazioni luminose sviluppate in occasione del progetto puntano infatti ad accendere la città, letteralmente, incoraggiando residenti e turisti a sfidare il freddo e uscire per ammirar con i propri occhi il paesaggio modificato “ad arte”. I mesi più bui dell’anno della città canadese vengono così rischiarati dalle opere messe a punto quest’anno da artisti attivi nell’Ontario.
“L’inverno può essere piuttosto deprimente, con la mancanza di luce solare. La capacità individuale di fare le cose è un po’ diminuita… è difficile voler gestire il tempo a -20 gradi”, ha raccontato alla stampa Karen Nussbaum, parte del team che organizza la manifestazione.
Il bisogno di luce e il desiderio di cercarla in una forma capace, nello stesso tempo, anche di ispirare: sono chiari i criteri alla base dell’iniziativa. Una sfida raccolta a piene mani dagli artisti coinvolti, che hanno fornito interpretazioni giocose, irriverenti, dalla decisa impronta geometrica al concept annuale.
Con Fracture (nell’immagine in apertura), il duo formato da Robert Hengeveld & Marcia Huyer ha per esempio scelto di visualizzare ipotetiche spaccature del suolo attraverso elementi luminosi disposti direttamente a terra. Tre anelli luminosi caratterizzano Halo di Tonya Hart, un’opera che definisce una sorta di piattaforma sulla quale i visitatori possono sostare, ammirare l’ambiente circostante o scattare una foto panoramica.
La ridotta quantità di luce naturale dei mesi invernali riguarda gli uomini, ma anche le piante, come sembra suggerire The Greenhouse di Layne Hinton. Riproducendo la forme archetipe di una abitazione con tetto a doppia falda, l’installazione sembra offrire un riparo – sicuro e luminose – per varie specie vegetali, sottraendole ai limiti della stagione in corso.
Costituisce una sorta di invito a guardare oltre, dunque simbolicamente a dirigere i propri sensi al di là dell’orizzonte corrente, The Faraway Nearby di Christine Dewancker, che conquista lo sguardo nell’oscurità di un lago.
Una somma di opere individuali capace di dare vita a un singolare viaggio di scoperta, nonostante il freddo!
[Immagine in apertura: fonte Ontario Place – Facebook Fanpage, via Facebook]