Ha da poco inaugurato nella Capitale una mostra che prende le mosse dallo spettacolare ritrovamento dell’atelier settecentesco di Giovanni Volpato: tra i primi produttori di souvenir per i visitatori del Grand Tour, ha sdoganato una versione "popolare" delle icone del mondo classico.
Chi l’ha detto che il “classico” non può avere una connotazione “popolare”?
Sfata questo assunto la rassegna da poco inaugurata, e allestita sino al 7 aprile 2019, presso le due sedi del Museo Nazionale Romano, Crypta Balbi e Palazzo Massimo. Il classico si fa pop. Di scavi, copie e altri pasticci trae spunto dal ritrovamento, 8 anni fa nel rione Monti, della fabbrica di ceramiche biscuit di Giovanni Volpato, inventore del souvenir a tema classico.
Ispirandosi alle istanze dell’antichità, Volpato diede vita a manufatti che riproducevano in miniatura emblemi classici per antonomasia, come il Galata morente, tracciando un solco nel quale si sarebbe mossa, 200 anni dopo, la Pop Art di matrice warholiana, le cui basi insistono sull’idea di serialità.
Ecco allora che la mostra romana non solo evoca le imprese di Volpato, ma ne prende in esame anche il suo “pubblico”, colto e d’élite, appassionato del Grand Tour in Italia e desideroso di possedere sia gli originali di età romana sia le repliche in piccole dimensioni. Il tema della serialità riecheggia nelle opere di Volpato e si diffonde sino alla produzione contemporanea, come nei torsi scultorei fotografati da Robert Mapplethorpe o nell’Ermafrodito dormiente cui guarda Francesco Vezzoli, solo per citare qualche esempio.
Riferendosi alla mostra, Daniela Porro, direttore del Museo Nazionale Romano, l’ha definita “un’esposizione che è stata pensata per essere divulgata al grande pubblico attraverso una chiarezza narrativa che si è giovata ampiamente della tecnologia, per rendere manifesti temi e contenuti che altrimenti sarebbero rimasti nascosti. Un caleidoscopico allestimento ricorre a proiezioni e magici giochi di luci e ombre per moltiplicare, scandire, accentuare forme, innesti, imitazioni, multipli e trasformazioni cominciando con la narrazione di Volpato e della sua fabbrica di ceramiche”.