Le “storie da scrivere” nei depositi del Museo di Capodimonte

21 Dicembre 2018

sec. XVI giovani ridono Museo e Real Bosco di Capodimonte

Chi pensa che i depositi di un museo siano luoghi polverosi e “dimenticati”, dovrà ricredersi dopo aver visitato la mostra Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere, allestita nell’omonimo museo campano fino al 15 maggio 2019.
Secondo capitolo di una trilogia che si concluderà nel 2020, la rassegna approfondisce la conoscenza delle raccolte del museo, esponendo una serie di capolavori conservati e normalmente inaccessibili al pubblico.

Nonostante la vastità dei suoi spazi ‒ 15mila metri quadrati suddivisi in 126 sale ‒ il Museo di Capodimonte è dotato infatti di 5 depositi medi e grandi dove sono custodite opere di ogni genere, alcune delle quali, nel corso degli anni, sono state valorizzate ricostruendone la storia. Ne sono un esempio gli oggetti rari di provenienza Farnese, oggi nella Wunderkammer del museo, e la collezione del cardinale Stefano Borgia, ripartita in tre sezioni dopo lunghissimi studi dell’antico inventario.

La mostra appena inaugurata, organizzata in collaborazione con la casa editrice Electa, mette in luce il carattere tutt’altro che statico del museo, riunendo 1220 opere fra statue, arazzi, dipinti, porcellane, armi e oggetti di arte decorativa provenienti dai depositi di Capodimonte ‒ Palazzotto, Deposito 131, Deposito 85, Farnesiano e GDS (Gabinetto dei Disegni e delle Stampe) ‒ raccontandone le vicende.