Il tema della trasmissione dei segnali, intesa come passaggio di dati nel corso di comunicazioni digitali o analogiche, è il fil rouge delle cinque installazioni che dal 19 gennaio saranno esposte a Toronto, in occasione della quinta edizione di Ice Breakers.
A partire dal 19 gennaio il lungomare di Toronto diventa sede di Ice Breakers, un’esposizione d’arte pubblica articolata in cinque installazioni, collocate lungo Queens Quay West. L’iniziativa, giunta alla terza edizione, è curata da PortsToronto, che anche quest’anno ha selezionato gli artisti partecipanti attraverso un concorso internazionale.
Con l’obiettivo di rendere attraente e vitale questa porzione della città anche nei mesi freddi, convincendo residenti e turisti a visitare siti all’aperto e luoghi panoramici, il progetto trasforma la passeggiata invernale lungo il litorale in una destinazione di interesse artistico. In questo modo, alla possibilità di ammirare il paesaggio urbano si accompagna la scoperta di lavori artisti appositamente concepiti.
Per cinque settimane – ovvero fino al 24 febbraio – resteranno dunque visibili le opere Chroma Key Protest di Andrew Edmundson – Solve Architects Inc.; Stellar Spectra di Rob Shostak e Dionisios Vriniotis; Tripix a cura della Ryerson University – tre realtà attive proprio a Toronto; Tweeta-Gate di Eleni Papadimitriou e Stefanos Ziras dello Space Oddity Studios SOS con sede ad Atene; Connector di Alexandra Griess e Jorel Heid, di base ad Amburgo.
Come prevedibile, alle peculiarità del sito urbano di riferimento i cinque team selezionati hanno risposto con una pluralità di soluzioni creative, in grado di sollecitare la curiosità e l’interazione di un pubblico di tutte le età ed estrazioni. “Ice Breakers e la sua competizione sorella Winter Stations ricordano che l’arte pubblica può e deve essere divertente, coinvolgente e aperta a tutti“, ha affermato Roland Rom Colthoff, cofondatore di Winter Stations, soggetto che si occupa della competizione annuale.
In Chroma Key Protest, ad esempio, da 25 boe di legno disposte sull’acqua si innalzano altrettanti elementi verticali, ciascuno dei quali culminante con un cartello luminoso chroma key. Individualmente, le boe potrebbero essere scambiate per una sorta di “indicatore marino”, ma complessivamente intese tendono a ricordare un gruppo di manifestanti che occupa lo spazio pubblico per rivendicare un diritto.
Il registro cambia con Connector, concepito come un “dispositivo di comunicazione giocoso e interattivo“; l’installazione prende spunto dalle origini delle telecomunicazioni, facendo riferimento alla fase in cui i cavi erano ancora posati fuori terra. Tali elementi vengono qui riproposti nella forma di un accattivante groviglio, con il quale “mettersi alla prova” nel tentativo di stabilire una comunicazione.
Strizza l’occhio al light design e alle opere di arte contemporanea che impiegano la luce come materia, Stellar Spectra, nella quale una serie di colonne scultoree dà origine a “stanze di luce stellare” e a una cascata di colori, caldi o freddi.
[Immagine in apertura: Alexandra Griess e Jorel Heid, rendering di Connector, Ice Breakers 2019, Toronto – Canada]