Una preziosa natura morta manca all'appello delle collezioni di Palazzo Pitti, ormai dagli anni Quaranta. L'opera dell'olandese Jan van Huysum cadde infatti vittima dei nazisti, che trafugarono il dipinto e lo portarono in Germania. Per il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, è arrivato il momento di restituire a Firenze il capolavoro rubato.
Dal primo giorno del 2019, una copia in bianco e nero del quadro Vaso di fiori, dipinto da Jan van Huysum a cavallo tra Seicento e Settecento, fa bella mostra di sé nella Sala dei Putti a Palazzo Pitti. Forse che l’opera originale è stata prestata a un altro museo, in occasione di qualche mostra? Le diciture apposta sulla versione posticcia del dipinto danno tutt’altra spiegazione: “Rubato”, si legge in tre diverse lingue.
A spiegare il senso di questo gesto dal forte impatto è stato il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt. Che ha rivolto alla Germania un appello, nel momento stesso in cui è stato esposto il falso dipinto: “Ci auguriamo che nel corso di quest’anno possa essere finalmente restituito alle Gallerie degli Uffizi di Firenze il celebre Vaso di Fiori del pittore olandese Jan van Huysum, rubato da soldati nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e, attualmente, nella disponibilità di una famiglia tedesca che, dopo tutto questo tempo, non l’ha ancora reso al museo, nonostante le numerose richieste da parte dello Stato italiano”.
L’olio su tela, realizzato dal celebre pittore olandese di nature morte, apparteneva in effetti alle collezioni di Palazzo Pitti sin dal 1824: fu acquistato dal granduca lorenese Leopoldo II per la Galleria Palatina, all’atto stesso della sua fondazione. Per tutto l’Ottocento e la prima metà del XXI secolo fu esposto proprio nella Sala dei Putti, affiancato da altre nature morte di artisti olandesi del Seicento e del Settecento.
Il quadro venne spostato solo nel 1940, in seguito all’evacuazione della reggia a causa della seconda guerra mondiale, ma fu prelevato da Firenze dall’esercito tedesco in ritirata, destinato a essere trasferito a Castel Giovio, in provincia di Bolzano. Il piccolo capolavoro non giungerà mai a destinazione: aperta la cassa che conteneva il dipinto, questo venne trafugato e partì alla volta della Germania nazista, dove sparì agli occhi del mondo.
L’opera è ricomparsa all’inizio degli anni Novanta, ma ancora non è tornata in Italia: è vero che diversi mediatori hanno cercato di contattare le autorità nazionali, ma sempre proponendo un riscatto per il dipinto. Un “acquisto” che lo Stato italiano ritiene inammissibile, dal momento che il dipinto è già di sua proprietà…
Da qui, la decisione di rivolgere un appello pubblico alla Germania, che secondo Schmidt ha “un dovere morale di restituire quest’opera al nostro museo“: “A causa di questa vicenda che intacca il patrimonio delle Gallerie degli Uffizi, le ferite della seconda Guerra Mondiale e del terrore nazista non sono ancora rimarginate“, ha commentato il direttore.
Intanto, a imprimere nelle coscienze questo trauma collettivo ci pensa il falso appena esposto: “Saremo ben lieti di rimuovere questa memoria fotografica – ha informato Schmidt – quando agli Uffizi sarà restituito l’originale”.