Scomparso appena 39enne, il celeberrimo scrittore sarebbe morto a causa di una rara malattia che si manifesta dopo il sedicesimo anno di età. A sostenerlo è il neurochirurgo Erik Sganzerla.
Poeta e letterato fra i più amati di sempre, Giacomo Leopardi torna ancora una volta sotto i riflettori. I motivi sono da ricercarsi nelle nuove ipotesi circa la causa del suo decesso, avvenuto a soli 39 anni, il 14 giugno 1837, avanzate dal neurochirurgo Erik Sganzerla.
Secondo il medico, direttore del reparto di Neurochirurgia dell’ospedale San Gerardo-Università Bicocca di Monza, il poeta sarebbe stato affetto da spondilite anchilopoietica giovanile, una rara malattia che si palesa dopo il sedicesimo anno di età. La conoscenza approfondita, da parte di Sganzerla, del corpus di quasi 2mila lettere che compone la corrispondenza leopardiana, unita all’analisi dei sintomi descritti dallo stesso scrittore, rende questa ipotesi plausibile.
In alcune missive, infatti, Leopardi viene ricordato come un bambino vivace e privo della gracilità e dell’ingobbimento che lo caratterizzarono nei decenni successivi, proprio a partire dai fatidici 16 anni.
Le ricerche di Sganzerla ribaltano dunque le teorie secondo le quali il poeta sarebbe morto a causa del Morbo di Pott o spondilite tubercolare o, ancora, in seguito a una depressione psicotica.
[Immagine in apertura: Ugolino Panichi, Monumento a Giacomo Leopardi, 1898, Recanati, photo by Carlo Raso – fonte Flickr]