Quando Beckett non vinse il Nobel perché “inadatto”

11 Gennaio 2019

Samuel Beckett

A distanza di 50 anni, sono stati resi pubblici i materiali d’archivio relativi al Nobel per la Letteratura del 1968. La regola vuole, infatti, che soltanto trascorso mezzo secolo l’Accademia svedese tolga l’embargo alle riflessioni e ai confronti intercorsi tra i membri della giuria, per decidere a chi assegnare il prestigioso premio.

Si scopre così che, nel 1968, Samuel Beckett figurava già tra i candidati al Nobel – che avrebbe vinto l’anno seguente – insieme al francese André Malraux, al poeta britannico Wystan Hugh Auden e al romanziere giapponese Yasunari Kawabata (a cui sarebbe in ultimo andato il riconoscimento).
E fin qui niente di sorprendente: già in vita, la figura di Beckett era considerata tra le più influenti nella letteratura del Novecento, per il suo contributo al Teatro dell’Assurdo e non soltanto.

Quello che invece non ci si aspettava di leggere sono le motivazioni per cui Beckett dovette attendere un altro anno, prima di vedersi insignito il Premio Nobel.
Il presidente della commissione giudicatrice, Anders Österling, espresse infatti i suoi dubbi sul fatto che premiare Beckett fosse “coerente” con lo spirito stesso del riconoscimento. Ovviamente il giudice non metteva in discussione i meriti artistici del drammaturgo, ma riteneva che le sue opere mancassero di “un cuore potente”, com’è invece avvertibile – sempre a detta di Österling – nella satira misantropa di Jonathan Swift o nel pessimismo radicale “alla Leopardi”.
Insomma, Beckett aveva un fiero osteggiatore all’interno della giuria, se si pensa che già nel 1964 lo stesso Österling aveva per la prima volta scartato la candidatura dello scrittore irlandese sostendendo che questi avrebbe considerato la sua vittoria del Nobel quasi “un’assurdità, nello stile che gli è proprio“.
A dispetto del suo avversario, come sappiamo, Beckett fu in ogni caso insignito del premio l’anno seguente, nel 1969.