Portato al successo da Wim Wenders nel 1987 con il celebre film "Il cielo sopra Berlino", l'attore svizzero Bruno Ganz è passato agli annali anche per le indimenticabili interpretazioni in "Pane e Tulipani" di Soldini e ancor più per il ruolo di Adolf Hitler ne "La caduta", del 2004.
Affetto da oltre un anno da un tumore intestinale, quest’oggi – sabato 16 febbraio – è scomparso a Zurigo Bruno Ganz, attore svizzero – figlio di un operaio e di madre italiana – la cui filmografia contiene più di un film conosciuto a livello internazionale.
Morto all’età di 77 anni, Bruno Ganz aveva debuttato sul grande schermo nel 1960 con il primo lungometraggio di lingua tedesca, ma già dieci anni dopo era impegnato nella fondazione di una compagnia teatrale berlinese, insieme al regista Peter Stein e all’interprete Edith Clever.
Sarà il regista Wim Wenders a far entrare Bruno Ganz nel circuito del cinema “alto”, quando nel 1977 gli affiderà la parte del corniciaio Jonathan Zimmermann ne L’amico americano. L’anno seguente lo vede impegnato sul set di Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog, ma sarà ancora Wim Wenders a portare l’attore svizzero al successo con un ruolo indimenticabile, quello dell’angelo ne Il cielo sopra Berlino del 1987. Ancora diretto da Wenders, Ganz comparirà anche nel sequel Così lontano così vicino, del 1993; il film sarà vincitore del Grand Prix della Giuria al Festival di Cannes.
Un riconoscimento personale arriverà a Ganz dalla sua interpretazione in Pane e tulipani, diretto nel 1999 da Silvio Soldini, per il quale gli venne conferito il David di Donatello.
Oltre ai cinefili, conoscerà la notorietà presso il grande pubblico per un ruolo più che controverso, quello di Adolf Hitler nel film La caduta del 2004, per la regia di Oliver Hirschbiegel.
Un’intepretazione che vedrà una sua diffusione persino oltre il tradizionale circuito cinematografico, dal momento che la celebre scena in cui Ganz/Hitler è travolto da un accesso di furia incontrollata finirà per diventare la base di meme e diverse “licenze poetiche” nelle reinterpretazioni su internet.
D’altronde, al di là delle boutade, il ruolo richiese a Ganz oltre quattro mesi di studio e preparazione, come rivelato dallo stesso artista in un’intervista al Guardian brittanico, dove comunque ammise di non poter affermare di comprendere Hitler. “Non aveva pietà, nessuna compassione, nessuna comprensione di cosa le vittime di guerra soffrivano.” Un’affermazione che, ricordando la splendida figura dell’angelo che si staglia contro lo skyline di Berlino, non può applicarsi invece per la figura stessa di Bruno Ganz, uomo e attore, che il mondo della cinefilia continuerà a piangere a lungo.
[Immagine in apertura: Bruno Ganz alla Berlinale, per la conferenza stampa relativa al film The Party, 13 febbraio 2017. Photo by Maximilian Bühn, fonte Wikipedia]