Al via la più grande esposizione dedicata negli ultimi anni dagli Stati Uniti alla nota artista messicana, la prima in assoluto a mostrare nel Nord America la collezione dei suoi vestiti e oggetti personali, riscoperti e inventariati nel 2004, esattamente cinque decenni dopo la scomparsa di Frida Kahlo.
Basata sulla retrospettiva Frida Kahlo: Making Her Self Up, curata da Claire Wilcox e Circe Henestrosa, con Gannit Ankori per il Victoria & Albert Museum di Londra, Frida Kahlo: Appearances Can Be Deceiving colma una lunga assenza dell’iconica artista messicana dalla programmazione espositiva statunitense. Sono gli spazi del Brooklyn Museum, a New York, a “porre fine” a questa mancanza, aprendo le proprie porte a una rassegna, visitabile dall’8 febbraio al 12 maggio, che intende condurre i visitatori oltre la narrazione stereotipata che avvolge l’autrice e la sua produzione.
Per centrare questo obiettivo, i curatori hanno scelto di presentare – per la prima volta negli Stati Uniti – una selezione degli oggetti personali di Kahlo sui quali vigeva una “regola” imposta dal marito della pittrice, il muralista Diego Rivera: secondo quella disposizione, quanto appartenuto a entrambi sarebbe infatti rimasto rinchiuso nella mitica Casa Azul fino a 15 anni dopo la morte di Rivera, senza che nessuno potesse toccarlo.
In realtà, solo nel 2004 questo patrimonio è stato riportato alla luce e inventariato, gettando nuova luce sulla dimensione intima e privata della coppia e di Kahlo in particolare e fornendo a studiosi e visitatori nuovi materiali per riflettere sull’eredità culturale dell’artista, sulle sue convinzioni politiche, sulle difficoltà che hanno accompagnato il suo percorso di vita.
Per i curatori del progetto espositivo, l’artista è una delle poche donne del settore, attive nel Novecento, che è riuscita a imporre il proprio status di “icona culturale duratura”. Il suo stile, unico e immediatamente riconoscibile, era parte integrante della sua identità, della sua fisicità, della sua disabilità, della sua complessa personalità: il tutto è stato veicolato anche grazie alla sua arte. Il percorso espositivo combina pezzi originali del suo abbigliamento, alcuni degli immancabili accessori e gioielli, i corsetti e le protesi, tra cui quelli dipinti a mano.
Con l’intento di gettare nuova luce su una figura che negli ultimi anni ha conquistato ampia notorietà, la mostra riunisce anche dipinti come Self-Portrait with Necklace (1933), SelfPortrait with Braid (1941) e Self-Portrait as a Tehuana, Diego on My Mind (1943), esplicitamente riferibili ad alcuni dei pezzi esposti, fotografie che ritraggono Kahlo secondo l’obiettivo del fotografo Guillermo Kahlo e alcune immagini private dell’artista e di suo marito.
A testimonianza dei comuni interessi e sulle passioni condivise della coppia, ad esempio a livello collezionistico, verranno proposte presentate opere della collezione Arts of the Americas del Brooklyn Museum, tra cui antiche ceramiche, sculture azteche e antiche rappresentazioni di cani Colima, che hanno come soggetto i cani senza pelo (Xoloitzcuintli) amati dalla pittrice.
Il titolo della mostra tra la propria origine da un disegno a colori al quale Kahlo ha associato la medesima espressione, ovvero “Las apariencias engañan“.