Il Centre Pompidou sta per alzare il sipario su una retrospettiva davvero affascinante, che rende omaggio alla poetica di Victor Vasarely. Fra astrazione e input dal sapore contemporaneo.
È la più ampia monografica dedicata a Victor Vasarely dalla Francia quella che, dal 6 febbraio al 6 maggio, animerà gli ambienti del Centre Pompidou di Parigi. Più di 300 opere, oggetti e documenti restituiscono il percorso creativo dell’artista di origini ungheresi trasferitosi a Parigi nel 1930 e passato alla storia come il pilastro della Op Art.
L’itinerario cronologico e tematico analizza la parabola artistica di Vasarely, a partire dagli esordi nel solco del Bauhaus fino agli esperimenti ispirati al mondo della fantascienza e al desiderio di dare vita a un linguaggio visivo universale, fortemente ancorato alla società. Il registro messo a punto da Vasarely, infatti, affonda le radici nel terreno culturale, scientifico ed economico del suo tempo, con un chiaro rimando al contesto degli anni Sessanta e Settanta.
Dopo aver dato il via alla propria carriera come graphic designer nel campo pubblicitario, Vasarely orientò il suo stile verso l’astrazione, osservando la realtà e includendo anche gli elementi visivi più strani e disordinati. Da questo approccio avrebbe preso le mosse la corrente optical, giocata sull’idea di astrazione e movimento, con un occhio di riguardo nei confronti della scienza.
Oltre alle opere dell’artista, alcune delle quali non esposte al pubblico da oltre 50 anni, la mostra riunisce anche alcuni esempi dell’incredibile influenza esercitata da Vasarely sulla cultura della sua epoca ‒ dalla moda al design, dalla televisione al cinema ‒ e sull’estetica connessa al boom del dopoguerra.
[Immagine in apertura: Victor Vasarely (1906–1997), Vega 200, 1968, Courtesy Galerie Templon, Paris/ Brussels © VG Bild-Kunst Bonn 2018]