La mostra appena inaugurata a Toronto celebra uno dei temi ricorrenti nella poetica impressionista: l’exploit dell’industria e delle sue dinamiche, descritto dalle opere di artisti passati alla storia innanzitutto per la capacità di guardare con occhi nuovi alle grandi trasformazioni della loro epoca.
I capolavori impressionisti richiamano inevitabilmente alla memoria scorci di paesaggio e vedute en plein air, eppure non sono solo questi i soggetti cari agli artefici di un linguaggio pittorico inconfondibile. Come testimoniato dalla mostra Impressionism in the Age of Industry: Monet, Pissarro and More, allestita fino al 5 maggio negli spazi dell’Art Gallery of Ontario, a Toronto, anche l’industria riveste un ruolo chiave nella tradizione visiva impressionista.
Le oltre 120 opere esposte, molte delle quali in prestito da istituzioni museali europee e nordamericane, sottolineano l’interesse degli impressionisti verso il fermento tecnologico e industriale che animò Parigi a cominciare dagli anni Sessanta dell’Ottocento, epoca di grandi trasformazioni anche sul fronte architettonico.
Basti pensare all’Opera, costruita proprio allora e immortalata non solo dai fotografi Delamet & Durandelle, ma pure dall’arte di Pissarro, che in Place du Théâtre Français, Paris: Rain, (1898) volge lo sguardo al celebre teatro e anche ai boulevard progettati da Haussmann. Anche i mezzi di trasporto affascinarono gli artisti, come dimostrato, ad esempio, dall’arrivo del treno alla Gare Saint-Lazare di Monet.
L’universo delle fabbriche è un altro elemento ricorrente nelle opere di stampo impressionista ‒ emblematici i dipinti di Edgar Degas e Maximilien Luce ‒ così come il “dietro le quinte” del benessere economico di allora. Ne sono la prova alcune opere di James Tissot e Mary Cassatt, che ritraggono commesse e bambinaie, tratteggiando l’altro lato della medaglia di un exploit che riguardò soprattutto la borghesia.
[Immagine in apertura: Claude Monet, Arrivo del treno dalla Normandia alla Gare St.Lazare, 1877, Art Institute of Chicago]