Il Paese d’origine del celebre fotografo gli rende omaggio con una doppia mostra, che ne ripercorre la carriera dagli esordi agli anni più recenti. Puntando lo sguardo sui temi chiave di una poetica che ha lasciato il segno.
I Paesi Bassi stanno per alzare il sipario sulla più grande retrospettiva dedicata alla fotografia di Erwin Olaf. L’artista olandese è infatti al centro della doppia mostra allestita all’Aia, dal 16 febbraio al 12 maggio, nelle sedi del Gemeentemuseum e di The Hague Museum of Photography, offrendo al pubblico uno sguardo ravvicinato sui suoi scatti, dagli esordi fino ai tempi recenti.
Balzato alle cronache degli ultimi tempi per aver immortalato, su incarico del Government Information Service, la famiglia reale olandese, Olaf ha saputo affermarsi, nel corso dei decenni, grazie a un linguaggio visivo che affonda le radici nel fotogiornalismo e in un approccio critico e consapevole verso la realtà.
La mostra ospite di The Hague Museum of Photography prende le mosse dal debutto di Olaf nel campo della fotografia giornalistica, con una particolare attenzione verso il tema del corpo, della sessualità e del gender. Autodidatta e dotato di un incredibile talento, Olaf è da sempre interessato a porre l’accento sull’importanza della libertà individuale e del diritto d’espressione, come sottolineato, ad esempio, dalla serie Blacks.
L’esposizione presso il The Hague Museum of Photography riunisce anche una ventina di scatti scelti dallo stesso Olaf e firmati dagli autori che hanno rappresentato le sue fonti di ispirazione ‒ da Bernard Eilers a Robert Mapplethorpe a Rineke Dijkstra.
Il racconto espositivo che si dipana fra le sale del Gemeentemuseum chiama in causa gli esiti fotografici più recenti e il passaggio di Olaf al digitale, che lo collocò fra i pionieri dell’uso di Photoshop. Come attestato dalle serie in mostra, l’interesse di Olaf verso l’attualità non si è affievolito: ne è un esempio Palm Springs, capitolo conclusivo del trittico composto da Berlin e Shanghai. Uno sguardo sul tempo presente, fra discriminazione e violenza nel nome di ideali religiosi.
[Immagine in apertura: Erwin Olaf, Hope, The Hallway. 2005 © Erwin Olaf. Courtesy Hamiltons Gallery, London / Edwynn Houk Gallery, New York]