La collettiva Material Insanity riunisce una trentina di artisti africani, che impiegano oggetti quotidiani per dare vita a opere nelle quali il contesto contemporaneo o il vissuto individuale vengono presi in esame. Fino al 22 settembre.
Arrivano da Marocco, Zimbabwe, Togo, Sud Africa, Kenya, Ghana, Tunisia, Nigeria, Congo ma anche da Francia, Italia e Stati Uniti gli artisti scelti da Meriem Berrada e Janine Gaëlle Dieudji per la mostra Material Insanity, che segue la collettiva fotografica Africa is not Island.
Al via il 26 febbrario al Museum of African Contemporary Art Al Maaden di Marrakech, il progetto espositivo concentra la propria attenzione sul tema della materia, esplorandone le valenze simboliche attraverso una pluralità di esperienze formali e visive.
Eterogenea e ampia è infatti la gamma dei media con cui gli artisti del continente africano e della sua diaspora si misurano in questa occasione. Il percorso di visita, che include anche nuovi pezzi site-specific commissionati dal MACAAL, si compone in larga parte di interventi o installazioni realizzati con oggetti di uso quotidiano: ripensati, dotati di nuova identità o funzione, divengono lo “specchio” per riflettere sul contesto sociale, politico, economico contemporaneo, nonché sulle esperienze e sul vissuto dei singoli autori.
Opere come gli “occhiali scultorei” del kenyota Cyrus Kabiru offrono una tangibile testimonianza di reinvenzione a partire dai rifiuti elettronici, ponendo nello stesso tempo l’accento sugli effetti duraturi della globalizzazione e sull’eredità del consumismo sfrenato degli ultimi decenni.
Proprio in occasione di Material Insanity, Hassan Hajjaj ha concepito Le Salon, un’installazione immersiva site-specific ispirata agli spazi abitativi tradizionali del Marocco, nella quale i visitatori possono accedere, interagire tra loro e con lo spazio.
Per Meriem Berrada, le opere di questa rassegna “vanno ben oltre la rinascita della plastica di scarto o degli scarti dell’industria agroalimentare come oggetti artistici; diventano potenti metafore visive che affrontano argomenti come la dominazione sociale e i movimenti migratori.”
[Immagine in apertura: Cyrus Kabiru (Kenya), Macho Nne: Mount Kenyan Music, 2017. Courtesy of the artist and SMAC Gallery]