“Le donne sono macchine costruite per soffrire”, sembra aver affermato Picasso. Raccontata da uno spettacolo teatrale al suo debutto a Milano, l'esistenza di Dora Maar, artista affermata consumata dall'amore per lui, riaccende i riflettori sul tema, sempre attuale, della complessità di alcuni rapporti sentimentali.
Calcherà il palcoscenico del Teatro Filodrammatici di Milano fino al 17 febbraio, Ritratto di Dora M., lo spettacolo curato da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia che ricostruisce la vicenda biografica e artistica della fotografa, poetessa e pittrice scomparsa nel 1997.
Diretto dallo stesso Frongia, lo spettacolo è interpretato da Ginestra Paladino, chiamata a vestire i panni dell’artista francese di origine croata nota per la sua tormentata relazione con Pablo Picasso.
Nell’arco di 90 anni di vita, Maar ha attraverso praticamente tutto il Novecento: è stata “raggiante musa dei surrealisti, la donna che gioca coi coltelli, la donna che piange nei ritratti di Picasso, annientata da un amore assoluto, la reclusa, la mistica piegata nel corpo dall’artrosi, ma sempre più raffinata nello spirito“, come ha sottolineato Paladino, mettendo in evidenza la complessità di questa figura.
Profonda è infatti la trasformazione che avviene in lei in seguito all’incontro con il padre del cubismo: mentre all’inizio degli anni Trenta è una fotografa accreditata, su spinta di Picasso finisce per abbandonare questa attività, non prima di aver documentato, con una serie di scatti che diventeranno storici, la creazione di Guernica.
Il passaggio alla pittura non conduce verso risultati altrettanto rilevanti; piuttosto viene considerato una delle “tappe dolenti” di un percorso esistenziale che sarà tragicamente segnato dalla profonda sofferenza per la separazione dall’artista, avvenuta quando le sue attenzioni si concentrarono sulla giovane Françoise Gilot. Quel dolore sarà a sua volta portatore di una scelta radicale ed estrema: per quasi cinque decenni Maar, infatti, ripiegherà verso “un’esistenza fatta di meditazione, preghiera e solitudine, una clausura misteriosa in cui nessuno fu mai ammesso“.