Dopo Sol LeWitt e Thomas Bayrle, tra i pionieri della Pop Art in Germania, il terzo autore a prendere parte al progetto di arte pubblica promosso dall'Institute of Contemporary Art di Miami e dal Miami Design District è il novantaseienne Yona Friedman.
Classe 1923, l’architetto, designer e urbanista ungherese naturalizzato francese Yona Friedman sbarca negli Stati Uniti con la sua prima installazione pubblica.
Commissionato congiuntamente dall’Institute of Contemporary Art di Miami e dal Miami Design District, l’intervento è stato concepito per essere posizionato nella Paradise Plaza della città statunitense. “Siamo onorati di avere esposto il lavoro di Yona nel Miami Design District ed entusiasti del fatto che ci abbia scelto come location per il suo primo progetto negli Stati Uniti“, ha dichiarato Craig Robins, CEO di Dacra Development e developer del Miami Design District.
La sua realizzazione rientra nell’ambito del programma curato da Alexandra Cunningham Cameron e Gean Moreno, per l’ICA Miami, che prevede il coinvolgimento di artisti e progettisti di fama internazionale, invitati a ideare un’opera site-specific. Questa tradizione, avviata nel 2017, si è aperta con un omaggio all’artista concettuale Sol LeWitt, nel decennale della scomparsa, ed è proseguita con la scultura commissionata al famoso artista pop tedesco Thomas Bayrle, autore di Wire Madonna.
In Yona Friedman: Space-Chain Phantasy-Miami 2019, questo il titolo della nuova opera, il pensiero del progettista trova una nuova forma di espressione. Con all’attivo una intensa attività saggistica – i cui confini si estendono ben oltre la disciplina architettonica – e dopo aver preso parte a eventi di grandi rilievo, tra cui Documenta a Kassel e diverse edizioni della Biennale di Venezia, Friedman ha ideato una struttura che riflette precise posizioni sull’architettura, che secondo l’architetto dovrebbe qualificarsi come flessibile, mobile e in grado di adattarsi alle esigenze degli utilizzatori finali.
Concetti che hanno acquisito una valenza spaziale attraverso una successione di elementi metallici, che definiscono i confini tra esterno e interno, suggerendo l’idea di un agglomerato effimero in perenne evoluzione.
[Immagine in apertura: courtesy of ICA Miami, via archdaily.com]