Artista fra i più rappresentativi dell’Ottocento italiano, Angelo Morbelli è protagonista della rassegna allestita alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. Un viaggio attraverso la carriera di un caposaldo del Divisionismo.
È un gradito ritorno quello della pittura di Angelo Morbelli a Milano, che celebra l’artista ottocentesco con la retrospettiva allestita alla GAM – Galleria d’Arte Moderna fino al 16 giugno, 70 anni dopo l’ultima monografica che la città lombarda gli ha dedicato.
A cura di Paola Zatti con la collaborazione di Alessandro Oldani, Giovanna Ginex e Aurora Scotti, la mostra si inscrive nel solco dei focus intitolati dalla Galleria agli artisti inclusi nella sua raccolta.
Dopo Alberto Giacometti, Medardo Rosso, Adolfo Wildt, Giovanni Boldini e Francesco Hayez, tocca ad Angelo Morbelli gettare metaforicamente nuova luce su un’epoca di passaggio tra due secoli, a partire da alcuni suoi capolavori custoditi dalla sede milanese. Morbelli 1853-1919 offre al pubblico un colpo d’occhio sulla poetica dell’artista originario di Casale Monferrato, che scelse Milano come città d’adozione, nel centenario della sua scomparsa.
Organizzata attorno a una serie di nuclei tematici, la rassegna mette in evidenza il legame sempre vivo che unì Morbelli ai propri luoghi di origine, la sua formazione all’Accademia di Brera, l’abilità e l’interesse nella resa pittorica di un’età delicata come la vecchiaia, l’approdo al Divisionismo, il talento nel restituire le atmosfere milanesi dell’epoca, fra tradizione e modernità, e l’avvicinamento ai dettami simbolisti.
Completa l’esposizione un dialogo tematico, compositivo e tecnico fra Morbelli e alcuni colleghi a lui contemporanei quali Ernesto Bazzaro, Giuseppe Pellizza da Volpedo, cui fu legato da lunga amicizia e scambi epistolari, Vittore Grubicy de Dragon e Medardo Rosso.
[Immagine in apertura: Angelo Morbelli, Le guglie del Duomo, 1915-1917, Olio su tela, Milano, Palazzo Morando – costume, moda, immagine]