Fotografa di moda, autrice di ritratti e reportage, ma anche inviata al fronte al seguito delle truppe americane nel corso della Seconda Guerra Mondiale: più di cento scatti di Lee Miller sono in mostra a Bologna, in anteprima nazionale.
Con Surrealist Lee Miller, Palazzo Pallavicini, a Bologna, delinea un ritratto di una modella che, a un certo punto della sua carriera, scelse di passare dall’altra parte dell’obiettivo. Protagonista della retrospettiva curata da ONO arte contemporanea, presentata nel capoluogo dell’Emilia Romagna in prima italiana, è infatti la fotografa Lee Miller, il cui percorso professionale viene ripercorso attraverso 101 opere.
Divenuta una delle fotografe più autorevoli del secolo scorso, è omaggiata da una retrospettiva che propone i suoi scatti più celebri, tra cui la sessione realizzata negli appartamenti di Hitler, che non ebbe diffusione a mezzo stampa. Visitabile fino 9 giugno, la monografica bolognese intende restituire tutto lo spessore e l’autonomia dello sguardo fotografico di una donna che seppe a più riprese dimostrare la propria forza e indipendenza di spirito.
Donna caparbia e intraprendente, folgorata dalla figura di Man Ray del quale divenne modella e musa, fu amica di Picasso, Ernst, Cocteau, Mirò e dei surrealisti. Inizialmente attiva nel settore moda e nella ritrattista, si avvicinò al reportage in seguito al matrimonio con il ricco uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey e al trasferimento al Cairo.
La permanenza in Egitto proseguì fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939, quando ignorando gli ordini dell’ambasciata americana scelse di raggiungere comunque Londra, dove iniziò a lavorare come fotografa freelance per Vogue. Nel 1944 divenne corrispondente accreditata al seguito delle truppe americane e collaboratrice del fotografo David E. Scherman per le riviste Life e Time; fu l’unica donna a seguire gli alleati durante il D-Day, documentando le attività al fronte fino alla liberazione.
In seguito continuò a occuparsi di fotografia, in particolare di moda e celebrità, per un biennio; tuttavia, lo stress conseguente alla permanenza nei luoghi del conflitto finì per condurla alla decisione di ritirarsi dalla scena artistica. Si occupò delle biografie scritte da Penrose su Picasso, Mirò, Man Ray e Tapies, dedicandosi all’apparato iconografico e aneddotico.
[Immagine in apertura: Self-portrait © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved. www.leemiller.co.uk]