Sullo sfondo di Palazzo Dugnani, la mostra “Hypervisuality” riunisce una serie di artisti contemporanei attorno al tema dei limiti della rappresentazione visuale. Lungo il fil rouge delle immagini in movimento.
Si intitola Hypervisuality la mostra che, dal 4 al 14 aprile, animerà gli ambienti di Palazzo Dugnani a Milano, nell’ambito della densa settimana all’insegna della fiera miart.
Sei opere filmiche provenienti dalla Collezione Wemhöner mettono a confronto le poetiche di alcuni artisti contemporanei, interessati ad approfondire lo statuto dell’immagine.
In un’epoca come quella attuale, dominata da una sovraproduzione di elementi visivi, questi ultimi evocano aspetti che superano l’immagine stessa e che possono essere raccolti sotto la definizione di ipervisualità, da cui trae origine il titolo della mostra. Si tratta di veri e propri sforamenti, che confluiscono in tre diverse tipologie di iper-visualità: implicativa, mediale e riflessiva, ben espresse dalle opere degli artisti in mostra.
L’installazione video a cinque canali New Woman di Yang Fudong (da cui è tratta l’immagine in apertura) chiarisce il senso della ipervisualità implicativa, innescando nello spettatore il desiderio di cercare riferimenti visivi che spaziano tra passato e presente; i lavori di Masbedo, Isaac Julien e The Swap di Julian Rosefeldt guardano alla componente mediale, inducendo a riflettere sulle tecniche da mettere in campo affinché le immagini filmiche evochino qualcosa di diverso dalla semplice riproduzione della realtà.
L’illusione filmica è infine al centro di Deep Gold di Julian Rosefeldt, che sottolinea il legame inscindibile tra linguaggio filmico e immaginario; nel solco della tendenza, da parte dello spettatore, a creare mondi fittizi sulla scorta delle suggestioni derivanti dalla pellicola stessa.