Quali artisti, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del XX secolo, furono affascinati dall’universo infantile a tal punto da volerlo rappresentare nelle loro opere? In quale modo i loro lavori rielaborarono questo soggetto? Una mostra in corso a Lucca analizza questa complessa relazione, con opere di Maestri del calibro di Carrà, Rosai, Viani, de Chirico, Sironi e Soffici.
Prosegue nel segno delle ricerche intraprese dal noto studioso di storia dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, la mostra in corso al Complesso monumentale di San Micheletto a Lucca, sede della Fondazione Centro Studi intitolata allo storico e a sua moglie Licia Collobi.
Curata da Nadia Marchioni e aperta fino al 2 giugno, L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento raccoglie idealmente il testimone dell’azione di studio portata avviata da Ragghianti per individuale tracce di “regressione” verso il disegno infantile da parte di artisti italiani fra il secondo e terzo decennio del Novecento.
Alle esperienze di Alberto Magri, Ottone Rosai, Tullio Garbari, Gigiotti Zanini, Carlo Carrà, Riccardo Francalancia e Alberto Salietti, da lui citate come esempi chiave in un’indagine rimasta però incompleta, la rassegna affianca ulteriori approfondimenti.
In particolare, lo sguardo della curatrice si è soffermato sull’analisi degli antefatti legati a questo tema, individuando una serie di artisti “precursori”. Si tratta di una cerchia di artisti toscani che approdarono alla stilizzazione di derivazione infantile e medievale con notevole anticipo rispetto a colleghi come Soffici e Carrà, ai quali si deve, fra il 1914 e il 1916, la pubblicazione di articoli in cui viene auspicato il recupero di “forme pure nello spazio“, da individuare negli stilemi dell’arte popolare, infantile e medievale.
La progressiva diffusione dell’interesse verso il linguaggio dell’infanzia nell’arte viene esaminata nel percorso espositivo in sei sezioni tematiche, con un orizzonte temporale che fissa le proprie radici nella fine dell’Ottocento per estendersi fino ai primi decenni del XX secolo.
La mostra include un focus sull’immagine del bambino e sulla diffusione del primitivismo infantile in Italia negli anni della Grande Guerra, soffermandosi sull’uso propagandistico di soggetti legati all’infanzia. I bambini finirono infatti per essere presenti in ogni sorta di materiale a stampa: nei quotidiani, nella cartoline, nei giornali di trincea. Parallelamente, anche la pittura subì il trasporto di tale “pacifica invasione”: in questa sezione, accanto a lavori di Ottone Rosai, Alberto Magri, Tullio Garbari, Gigiotti Zanini, Alberto Salietti e Piero Bernardini vengono proposti anche materiali a stampa e disegni originali eseguiti da maestri dell’illustrazione e da artisti prestati alla propaganda bellica, fra cui, per esempio, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Mario Sironi e Ardengo Soffici.
[Immagine in apertura: Alberto Magri, Il bucato, tempera su tavola, 1913, collezione privata]