Dopo 18 anni di lavori, si alza il sipario sul National Museum of Qatar. Per l'architetto francese che lo ha progettato, l'edificio traduce in spazio architettonico le misteriose e affascianti sembianze di una rosa del deserto. All'interno, undici gallerie espositive propongono un viaggio cronologico alla scoperta della storia del Qatar.
“Il Qatar ha un rapporto profondo con il deserto, con la sua flora e fauna, i suoi popoli nomadi, le sue lunghe tradizioni. Per fondere queste storie contrastanti, avevo bisogno di un elemento simbolico. Alla fine, ho ricordato il fenomeno della rosa del deserto: forme cristalline, come eventi architettonici in miniatura, che emergono dal terreno attraverso il lavoro del vento, dell’acqua salata e della sabbia. Il museo che si è sviluppato da questa idea, con i suoi grandi dischi curvi, le intersezioni e gli angoli a sbalzo…“.
Con queste parole, l’architetto Jean Nouvel, fondatore e direttore dell’omonimo Atelier e già artefice del progetto architettonico del Louvre Abu Dhabi, ha introdotto il National Museum of Qatar.
Inaugurato in grande stile il 27 marzo, alla presenza di ospiti internazionale e delle massime autorità qatarine, l’edificio riproduce l’affascinante e scultorea volumetria di una rosa nel deserto attraverso l’ardita e sorprendente combinazione di oltre 500 “dischi”, denominati anche petali. Variamente orientati e diversi anche per diametro – da 14 a 84 metri – questi elementi sono rivestiti con 76mila pannelli in calcestruzzo armato, rinforzato con fibra di vetro color sabbia.
Il nuovo museo ingloba e raccoglie, come in un abbraccio, lo storico palazzo dello sceicco Abdullah bin Jassim Al Thani; scomparso nel 1957, era il figlio del fondatore del moderno Qatar. Prima di essere destinato a museo, l’edificio – restaurato di recente – è stato residenza della famiglia reale e sede del governo.
Nei suoi 52mila metri quadrati, il museo dispone di 11 gallerie espositive permanenti, destinate a raccontare la storia del Paese; ad affiancarle una galleria per mostre temporanee, un auditorium con 220 posti a sedere e un forum di dimensioni più contenute. Completano il progetto due caffetterie, un ristorante, una boutique, un centro di ricerca e ambienti destinati all’attività museale vera e propria, come laboratori di conservazione, magazzini e uffici.
Concepita come coinvolgente ed esperienziale, l’esposizione permanente ripercorre la storia del Qatar e della sua gente attraverso una narrazione cronologica, che prende avvio oltre 700 milioni di anni fa. Tre i “capitoli” tematici proposti: immagini d’archivio, reperti archeologici e di interesse naturalistico, testimonianze legate alla narrazione orale, alla musica, alla manifattura locale – tra cui gioielli, costumi, oggetti di uso quotidiano -immergono il visitatore dell’epopea di questo Stato della penisola arabica, che ha conosciuto una vertiginosa trasformazione in seguito alla scoperta dei giacimenti di gas naturale.
L’istituzione, in occasione dell’apertura, ha commissionato anche la realizzazione di opere site-specific; tra gli altri, sono stati commissionati interventi all’artista israeliano Ali Hassan, all’artista iracheno Ahmed Al Bahrani e allo sculture francese Jean-Michel Othoniel. A lui si deve la monumentale installazione posizionata nel parco del museo, costituita da 114 fontane i cui flussi evocano le forme fluide della calligrafia araba.
Curata da Rem Koolhaas, Samir Bantal e Fatma Al Sehlawi, la prima mostra temporanea del museo è Making Doha: 1950–2030, che si concentra sul passato recente e sul futuro dell’urbanistica nella capitale del Qatar, città in cui, solo pochi mesi, proprio lo studio OMA fondato da Koolhaas ha ultimato i lavori per la costruzione della spettacolare QNL ‒ Qatar National Library.
[Immagine in apertura: Veduta aerea del National Museum of Qatar, photo by Iwan Baan]