Cose ci si sente a vestire i panni della figura solitaria dipinta da Caspar David Friedrich che si misura, in perfetta solitudine, con le forze della Natura? Un'esperienza in realtà virtuale proposta dal museo tedesco consente ai visitatori di "penetrare" in uno dei capolavori della pittura romantica, ripercorrendo anche il work in progress dell'artista.
A chi non è mai capitato di immaginare come sarebbe oltrepassare la superficie fisica di un quadro; riuscire a penetrare all’interno di quanto impresso sulla tela da un artista, divenendo, in un certo senso, parte integrante dell’opera? Grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, questo desiderio – a lungo considerato pura utopia – sembra finalmente in grado di acquisire una forma concreta.
Fino al 30 giugno, una app sviluppata dalla Alte Nationalgalerie di Berlino consente infatti ai visitatori di conoscere una delle opere chiave della collezione del museo tedesco, come mai prima d’ora. Il capolavoro scelto per questa sperimentazione è Il monaco in riva al mare, celeberrimo dipinto a olio su tela eseguito dal pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich tra il 1808 e il 1810.
Icona internazionale della pittura romantica tedesca, tra il 2013 e il 2016 l’opera è stata sottoposta a un complesso lavoro di restauro, dal quale sono emerse nuove informazioni in merito alle tecniche di produzione.
L’esperienza immersiva messa a punto consente di apprendere aspetti della storia del dipinto in modo del tutto nuovo e, nello stesso tempo, permette di seguire ed esplorare le fasi della produzione del dipinto che non hanno una diretta “visibilità” nel lavoro finale.
Così facendo, la realtà virtuale si rivela capace di favorire una forma di “immersione” degli osservatori, che possono vivere l’esperienza del vestire i panni della figura solitaria ritratta dall’artista nell’atto di misurarsi con le forze della natura. Inoltre, diviene possibile ripercorrere il work in progress di Caspar David Friedrich, entrando nella sua mente attraverso i “diversi strati di costruzione” dell’immagine.
[Immagine in apertura: © Gebrueder Beetz Filmproduktion / High Road Productions]