La prima grande mostra sull’elettronica presso la Philharmonie de Paris esplora l'immaginario del genere, con la presenza pervasiva della musica e delle installazioni, create e pensate dagli stessi protagonisti.
È in corso fino all’11 agosto a Parigi, presso la Philharmonie de Paris, la mostra Electro: From Kraftwerk to Daft Punk: al suo interno la storia della musica elettronica, dai Kraftwerk ai Daft Punk, appunto, passando per grandi nomi quali Jean-Michel Jarre e Laurent Garnier, forse il più iconico dj di tutti i tempi.
Alla velocità di oltre 120 BPM, la musica elettronica detta da tempo il ritmo sulle piste da ballo in tutto il mondo.
Nata negli anni Ottanta a Chicago e Detroit, dove sorsero i generi dell’house e della techno, l’elettronica ha introdotto paesaggi sonori radicalmente nuovi, generati dalle macchine, che inducono un raro stato di estasi fisica.
Nella società frammentata di oggi, questa categoria di musica è molto più di un’esperienza sonora: è diventata un modo per riunire le persone, costruire comunità sia sul dancefloor che attraverso i social media e l’attivismo di numerosi collettivi.
Questa prima grande mostra sulla musica elettronica esplora l’immaginario del genere, le sue innovazioni e mitologie e le sue correlazioni con l’arte contemporanea.
Con una colonna sonora di Laurent Garnier, che ha contribuito alla mostra creando undici mix, Electro: From Kraftwerk to Daft Punk si pone l’obiettivo di “esplorare la storia della musica elettronica attraverso la scoperta della sua cultura, includendone le estetiche, gli immaginari, le figure di riferimento, i territori e molto altro”, come recita la presentazione.
Lo fa non con una documentazione fotografica, ma con la presenza pervasiva della musica e poi delle installazioni, create e pensate dai protagonisti del genere.
I Daft Punk, per esempio, propongono un’installazione ispirata alla loro traccia Technologic contenuta nell’album Human After All del 2005, con chitarre, costumi e tanto altro; i Kraftwerk hanno creato una serie di video proiettati in 3D e trasmessi utilizzando il suono spazializzato.
Insomma, una mostra degna della musica elettronica che vuole raccontare.