In occasione del suo bicentenario, l’istituzione spagnola ospita una intensa retrospettiva dedicata ad Alberto Giacometti. Artista che, durante la propria esistenza, non ebbe mai l’opportunità di visitare il Museo del Prado, ma lo stesso riuscì ad ammirare alcuni dei capolavori in collezione.
È un debutto in piena regola, quello messo in campo dal Museo del Prado rispetto alla celeberrima figura di Alberto Giacometti. Fino al 7 luglio, infatti, il museo madrileno ospiterà Giacometti in the Museo del Prado, che segna il primo “ingresso” dell’artista svizzero negli spazi dell’istituzione spagnola.
A differenza di altri colleghi, Giacometti non visitò di persona il Prado, ma ebbe modo di ammirare la mostra Chefs-d’oeuvre du Musée du Prado tenutasi a Ginevra nel 1939. In quel frangente l’artista osservò da vicino alcuni dei più grandi capolavori conservati presso la sede spagnola, che li aveva inviati in Svizzera per preservarli dalla furia della guerra civile in atto.
Senza dubbio quell’esperienza fu determinante per Giacometti, dedito a una ricerca nella quale passato e presente innescano un efficace dialogo.
La mostra in corso al Prado, curata da Carmen Giménez e frutto della collaborazione con la Fondation Beyeler di Basilea, si inscrive in questo solco, creando una conversazione visiva tra 20 opere di Giacometti ‒ 18 sculture e due dipinti a olio, prestati da collezioni pubbliche e private spagnole ed estere ‒ e i capolavori custoditi dal Prado.
Ecco allora che l’indagine sulla figura umana condotta da Giacometti ‒ soprattutto nel periodo preso in esame dalla mostra madrilena, compreso fra il 1945 e la sua morte, nel 1966, ‒ si affianca alle poetiche di artisti del calibro di Goya, Velázquez, El Greco, Dürer, Raffaello e Tiziano, considerati da Giacometti dei veri e propri punti di riferimento.
[Immagine in apertura: Giacometti in the Museo del Prado, exhibition view © Alberto Giacometti Estate / VEGAP, Madrid, 2019 * Photo © Museo Nacional del Prado]