Banco ottico, lunghi tempi di esposizione e una macchina fotografica in legno. Sono questi gli strumenti che danno vita agli scatti di Christopher Broadbent, in mostra allo Spazio Kryptos di Milano.
La velocità garantita – e di fatto imposta – dalle immagini digitali non sembra scalfire la pratica di Christopher Broadbent, fotografo londinese di nascita e milanese d’adozione cui lo Spazio Kryptos di Milano dedica un focus monografico allestito fino al 5 maggio. Gli scatti esposti rivelano la tendenza dell’artista a privilegiare i lunghi tempi di esposizione e un modus operandi di sapore decisamente analogico.
Utilizzando il banco ottico e stampando da sé i propri lavori su carta cotone, Broadbent dà forma a immagini dominate da forti chiaroscuri e da una rigorosa attenzione all’essenza stessa del soggetto, che spazia dal mondo naturale a quello degli oggetti inanimati. I giochi di luce e gli esiti del tempo che scorre sono solo alcuni degli elementi che attirano lo sguardo dell’artista, capace di tradurli nel linguaggio fotografico con grande maestria.
Le parole di Jean Blanchaert ben definiscono la storia e lo stile di Broadbent: “Allievo di Agnès Varda, ispirato dalla pittura di Giorgio Morandi, dalla fotografia di Irving Penn e seguace della poetica francese settecentesca da Chardin a De La Porte, da Liotard a Oudry, Christopher Broadbent ci regala la magia delle cose e la presenta, rialzata, al centro della fotografia”.