26 Aprile 2019
Anche artisti come Juan Muñoz, Vanessa Beecroft e Francesco Vezzoli hanno appreso dalla "lezione" di Giorgio de Chirico: la grande mostra in corso alla GAM di Torino analizza l'influenza del grande artista sulle generazioni successive di autori.
Scomparso nel 1978, Giorgio de Chirico ha rappresentato un punto di riferimento e una fonte di ispirazione per varie generazioni di artisti, tra cui coloro che – già a partire dagli anni Sessanta – si sono riconosciuti nell’esperienza della pittura neometafisica. La GAM di Torino propone oggi, 41 anni dopo la morte del celebre pittore, un confronto tra il “modello” e gli autori che si sono ispirati al suo stile e linguaggio.
Curata da Lorenzo Canova e Riccardo Passoni e visitabile fino al 25 agosto prossimo, la mostra Giorgio de Chirico. Ritorno al Futuro, Neometafisica e Arte Contemporanea pone enfasi sull’importanza della produzione dell’artista nato in Grecia per l’arte contemporanea.
Si tratta di un tema sul quale, già nel 1982, Maurizio Calvesi rifletteva nel volume La Metafisica schiarita: “Perché riconoscemmo i tuoi colorati chiaroscuri, le tue sfere, i tuoi segnali e le tue frecce, i tuoi schienali e le tue ciminiere, i tuoi oggetti smaltati ed ora come staccatisi dai quadri, qualcosa delle tue schiarite e delle tue sospensioni, nel nuovo momento di un’arte che si disseminò come un concerto o una pioggia rinfrescante”, indica infatti il volume.
Organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e Associazione MetaMorfosi, in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, la rassegna riunisce circa 100 opere, provenienti da importanti musei, enti, fondazioni e collezioni private.
Protagoniste sono opere nelle quali si possono rintracciare segnali urbani che evocano una dimensione di sospensione, nonché memorie di una bellezza classica e perduta legate anche al romanzo Ebdòmero, scritto dallo stesso de Chirico.
Spazio anche alle relazioni tra le opere neometafisiche del Maestro e le tendenze che si fecero largo nell’arte italiana e internazionale nella seconda metà del Novecento, tra cui la Pop art di Andy Warhol e la sua “declinazione” nazionale, testimoniata dai lavori di Valerio Adami, Franco Angeli, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Gino Marotta, Ugo Nespolo, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Emilio Tadini.
In mostra figurano anche opere di Renato Guttuso, Ruggero Savinio, Henry Moore, di Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto per l’Arte Povera, di Fabio Mauri, Claudio Parmiggiani, Luca Patella e Vettor Pisani per la corrente concettuale, nonché di numerosi altri autori tra cui Mimmo Paladino e Alessandro Mendini.
Accompagnata da un catalogo edizioni da Gangemi International, la mostra include una sezione dedicata al tema della citazione e della copia, all’interno della quale è esposto un disegno originale di Michelangelo proveniente da Casa Buonarroti di Firenze.