A cento anni dalla fondazione del Bauhaus, Weimar inaugura un museo alla più influente e celebrata scuola di arte e design del Ventesimo secolo. Con una straordinaria collezione di oggetti e documenti che vogliono essere altrettante risposte alla celebre domanda che si poneva Walter Gropius, fondatore del Bauhaus: "Come vogliamo vivere assieme?".
A Weimar, là dove è nata la più influente e celebrata scuola di arte e design del Ventesimo secolo, questo è stato un weekend di festeggiamenti: nella città tedesca è stato inaugurato il Bauhaus Museum Weimar, a celebrare non soltanto il centenario della fondazione dell’istituto, ma anche la sua inesauribile eredità per il mondo della progettazione presente e futuro.
A partire dall’interrogativo di Walter Gropius, “Come vogliamo vivere assieme?”, il Bauhaus Museum Weimar racconta la storia della scuola proprio evidenziando le questioni sollevate e tuttora aperte, fondamentali per concepire l’ambiente abitato dall’uomo anche nei tempi a venire.
“Al centro del concept del museo c’è l’idea di presentare il modernismo come una ‘battaglia’ di idee, esemplificate dagli oggetti esposti”, ha spiegato Hellmut Seeman, presidente del Klassik Stiftung Weimar. Il percorso espositivo può in effetti avvalersi della primissima collezione al mondo di testimonianze e progetti relativi al Bauhaus.
A custodire un simile repertorio è l’edificio firmato da Heike Hanada, un’architettura cubica di chiaro sapore minimalista, che si sviluppa su 5 piani per un totale di 2mila metri quadrati di superficie espositiva.
Una costruzione “con una presenza urbanistica di grande impatto”, l’ha definita la stessa progettista, che ha però specificato come il Bauhaus Museum Weimar non sia un edificio monolotico, essendo “definito dalla sua funzione nella sfera pubblica. La si vede riflessa nel design dell’architettura, che presenta due piani aperti e una serie di scalinate, per incoraggiare gli avventori a una “passeggiata” nel museo. A conferire ulteriore trasparenza tra esterno e interni sono le finestre sovradimensionate, sia orizzontali sia verticali, attraverso le quali il museo, la città e lo Schwansee Park interagiscono.
[Immagini: photos by Andrew Alberts, copyright heike hanada laboratory of art and architecture 2019]