Tra cinema e arte, Playtime di Isaac Julien è il racconto di sei vite e altrettanti archetipi della vita contemporanea: dall'artista al finanziere, dal mercante d'arte al collaboratore domestico, il film-installazione in mostra al LACMA di Los Angeles mostra l'effetto che hanno i grandi temi dell'attualità sul quotidiano. A cominciare dal capitalismo globale...
A partire da questa domenica, 5 maggio, il LACMA – Los Angeles County Museum of Art ospiterà la prima grande monografica dedicata all’artista Isaac Julien a Los Angeles. Per l’occasione, il filmmaker britannico presenta uno dei suoi più recenti e ambiziosi lavori, Playtime del 2014, in cui figurano le star del cinema James Franco, Maggie Cheung e Colin Salmon, oltre al famoso banditore d’asta e collezionista Simon de Pury.
La presenza di un “addetto ai lavori” fa già intuire il soggetto dell’opera filmica di Julien, come spiegato dalla curatrice del LACMA, Christine Y. Kim: Playtime è una critica all’influenza del denaro nel mercato dell’arte e, in generale, un’esplorazione di “temi globali come la circolazione del capitale, la disparità economica, i movimenti migratori e la geopolitica“.
Un’opera d’arte impegnata, sicuramente, che però traduce l’attualità in immagini in movimento: “Con grande poeticità, bellezza ed empatia, Julien rappresenta quattro personaggi che operano in aree diverse della vita contemporanea. Costringendoci a riconoscere come quegli stessi sistemi culturali e quell’economia globale che ci accomuna ci distanzia.”
È una vera e propria narrazione cinematografica, quella messa in campo da Isaac Julien, che infatti per Michael Govan, a capo del LACMA, è “il perfetto esempio di un artista che opera nell’intersezione” tra diverse discipline, tra arti visive e cinema. Il film-installazione di Julien, infatti, riprende l’opera omonima di Jacques Tati del 1967, sviluppandosi in tre metropoli – Londra, Reykjavik e Dubai – che sono state profondamente interessate dalla crisi finanziaria mondiale del 2008. L’autore ne mostra le conseguenze attraverso le vite di sei personaggi archetipici: il gestore di un fondo speculativo, l’artista, il mercante d’arte, il banditore d’asta, il reporter, il collaboratore domestico. Attraverso il proprio lavoro, il “dressing code” e la stessa proprietà linguistica, ciascun personaggio riesce sia a chiamare in causa temi al centro del dibattito internazionale – quali la classe sociale, l’etnia di appartenenza, l’identità sessuale – sia a mostrarne l’impatto nella vita quotidiana.
Fino ad avanzare, in una redifinizione del concetto marxista di proletariato, il dubbio che il benessere economico non sia moralmente irreprensibile. Neppure, forse, quando si circonda di grandi opere d’arte…