Come e cosa mangeremo nel futuro? Quali bevande finiranno sulle nostre tavole? Riunendo oltre settanta progetti, alcuni dei quali provocatori e sperimentali, il prestigioso museo londinese offre un'ampia gamma di risposte, delineando possibili prospettive del futuro alimentare del pianeta. Fino al 20 ottobre prossimo.
Prelevati della pelle di cinque donatori umani, i campioni di batteri che, attraverso tecniche di microbiologia, sono stati coltivati e quindi combinati con latte fresco pastorizzato, hanno contribuito alla “nascita” di cinque formaggi unici.
Anche questo progetto sperimentale è tra i lavori presenti o promossi in occasione di FOOD: Bigger than the Plate, la mostra-indagine che sarà ospitata dal Victoria & Albert Museum a partire dal 18 maggio prossimo.
Collocati all’interno di un apposito espositore, i cinque formaggi autoprodotti sono infatti compresi nel novero dei 70 progetti selezionati per questa ambiziosa rassegna espositiva, che intende esplorare e documentare i diversi percorsi con cui individui, comunità e organizzazioni stanno reinventando radicalmente il modo in cui coltiviamo, distribuiamo e impieghiamo il cibo.
“Food is the most important material in the world“, ha affermato la eating designer olandese Marije Vogelzang: prendendo parte al “viaggio sensoriale” proposto dalla mostra, si possono scoprire soluzioni e proposte che, se adottate in forma collettiva, potranno rendere più sostenibile il futuro alimentare del pianeta, con inaspettate derive anche sul fronte del gusto. Nelle quattro sezioni tematiche – Compost, Farming, Trading e Eating – il tema viene ampiamente trattato, inserendo nel dibattito attualmente in corso a livello internazionale, sul fronte climatico e ambientale, le visioni e le idee di artisti e designer che lavorano a stretto contatto con chef, agricoltori, scienziati e comunità.
Come testimonia anche la presenza dei “formaggi sperimentali”, il percorso di visita include tra gli altri progetti provocatori o creativi, per il cui allestimento è stata talvolta necessaria l’adozione di specifiche “strategie”. In Compost, sezione finalizzata a illustrare i progetti che mirano a creare un sistema alimentare più resiliente, cambiando la nostra percezione dei rifiuti, è compresa per esempio l’installazione di GroCycle Urban Mushroom Farm, che mostra come potrebbero essere utilizzati i fondi di caffè altrimenti buttati.
L’esperienza della Company Drinks, un’impresa comunitaria nella zona est di Londra che riunisce le persone per produrre bevande, diventerà parte integrante della mostra, all’interno della sezione Trading, tramite un bar che servirà “campioni” di bevande ai visitatori. Spazio anche all’arte contemporanea e ai lavori su commissione, come dimostra l’installazione Endless Orchard, opera del collettivo di artisti contemporanei Fallen Fruit: occuperà uno sfondo di 12 metri quadrati per incoraggiare una riflessione sul tema della piantumazione di alberi da frutto e del rapporto tra persone e paesaggi rurali.
[Immagine in apertura: © honey & bunny (Sonja Stummerer & Martin Hablesreiter) /
Daisuke Akita]