In concomitanza con la data convenzionale della fine della seconda guerra mondiale in Europa, è stato inaugurato a Firenze il Memoriale italiano di Auschwitz. Sarà visitabile al centro Ex3 a Gavinana, raccontando il dramma dei campi di concentramento e ricostruendo una singolare esperienza di progettazione artistica.
Inizia una nuova fase per il Memoriale italiano di Auschwitz, collocato nel Blocco 21 del campo di Auschwitz per volere dell’Aned – Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti nel 1979.
Progettata da un team di intellettuali d’eccezione – composto dagli architetti Lodovico e Alberico Belgiojoso, dello scrittore Primo Levi, del regista Nelo Risi, del pittore Pupino Samonà e del compositore Luigi Nono – e inaugurata nell’aprile 1980, la grande opera è rimasta aperta al pubblico fino al luglio 2011, quando la direzione del Museo di Auschwitz ha scelto di chiuderla. Considerata “troppo opera d’arte” e “troppo poco monumento documentale“, è rimasta invisibile per alcuni anni; successivamente, la stessa Aned si è attivata per garantirne la conservazione e sottrarla al suo destino di oblio. All’appello hanno risposto positivamente la Regione Toscana e il Comune di Firenze, che hanno individuato una nuova sede espositiva e promosso i restauri dell’opera. L’intervento di recupero è stato curato dall’Opificio delle Pietre Dure, grazie a un finanziamento della Fondazione CR Firenze, che ha impiegato particolari tecniche, viste anche le dimensioni considerevoli dell’opera in questione.
“Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai“, è il testo composto da Primo Levi e impresso all’ingresso del Memoriale. Una passerella lignea, circondata da una spirale ad elica, consente al visitatore di addentrarsi in un tunnel rivestito, internamente, da una tela composta da 23 strisce dipinte da Pupino Samonà. Negli intenti di Lodovico Belgiojoso, deportato anch’egli nei campi di sterminio e autore di più memoriali, questo intervento installativo avrebbe dovuto ricreare allusivamente l’atmosfera da incubo vissuta in prima persona da ogni deportato.
“Siamo orgogliosi che finalmente il Memoriale, simbolo delle atrocità della seconda guerra mondiale, trovi casa a Firenze, in un quartiere ricco di memoria. Mi auguro che tutte le scuole possano presto venire a visitare questo luogo che diventerà un vero e proprio polo del ricordo e del rifiuto di ogni atrocità, non un semplice museo ma un centro vivo dove imparare e conoscere, dove costruire un futuro più giusto“, ha dichiarato il sindaco di Firenze, Dario Nardella.
[Immagine in apertura: Memoriale Italiano di Auschwitz, immagine tratta dal documentario Cronaca di una deportazione. Il Memoriale di Auschwitz di Silvana Maja, prodotto da ANED (Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti), 2015-2016]