Caposaldo dell’arte italiana del secondo Novecento, Alberto Burri è protagonista dell’attesa retrospettiva a lui dedicata dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
È un appuntamento davvero da non perdere, quello che la Fondazione Giorgio Cini si accinge a offrire al proprio pubblico. La sede veneziana, infatti, si prepara ad alzare il sipario su Burri la pittura, irriducibile presenza, estesa retrospettiva intitolata all’artista umbro, visitabile dal 10 maggio al 28 luglio sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Curata da Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri, e organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini e dalla Fondazione Burri in collaborazione con Tornabuoni Art e Paola Sapone MCIA, la rassegna conta su oltre 50 opere provenienti dalla Fondazione di Città di Castello e da altre importanti raccolte internazionali, tracciando la parabola creativa di Alberto Burri dalla fine degli anni Quaranta alle ultime fasi della sua carriera.
La mostra, vero e proprio “ritorno” a Venezia dell’artista dopo la straordinaria personale del 1983, che portò 18 opere del ciclo Sestante negli ex Cantieri Navali alla Giudecca, regala agli spettatori la possibilità di ammirare un denso corpus di opere ‒ dai primi e rari Catrami (1948) e dalle Muffe (1948) ai Sacchi (1949-50), i Gobbi (1950) fino alle Combustioni (1953), i Legni (1955), i Ferri (1958), le Plastiche (1960), i Cretti (1970) e i grandi Cellotex, realizzati entro la metà degli anni Novanta.
Come sottolinea il curatore Bruno Corà, “la mostra pone in evidenza la trasformazione recata da Burri nell’arte del XX secolo. Non è improprio paragonare l’innovazione linguistica introdotta da Burri con la ‘presentazione’ sistematica della materia reale al posto della mimesi rappresentativa, alla rivoluzione giottesca compiuta nel sostituire ai cieli d’oro della pittura medioevale il celeste che si poteva osservare in natura. In entrambe le innovazioni veniva introdotto il ‘vero’ nella pittura al posto della finzione imitativa di esso”.
[Immagine in apertura: Alberto Burri, Cretto G3, dettaglio, 1975, Acrovinilico su cellotex, cm 172×151. Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri]