Durante l’intensa settimana di avvio della Biennale d'Arte, la sede museale di Ca’ Pesaro inaugura la prima, ampia retrospettiva italiana dedicata ad Arshile Gorky, caposaldo del panorama artistico mondiale del Novecento.
La sua pittura ha scritto un importante capitolo dell’arte del secolo scorso, eppure il suo nome non ricorre frequentemente nei palinsesti espositivi internazionali. Stiamo parlando di Arshile Gorky, artista armeno ma americano d’adozione, cui Venezia dedica la prima, vasta retrospettiva italiana, sottolineando l’importante ruolo da lui giocato nel panorama creativo del Novecento.
Allestita fra le sale di Ca’ Pesaro, e visitabile dal 9 maggio al 22 settembre, Arshile Gorky: 1904 – 1948 riunirà oltre 80 opere, lungo un arco temporale che ripercorre la carriera dell’artista, considerato una delle figure chiave della storia artistica d’oltreoceano insieme a Willem de Kooning, Jackson Pollock e Mark Rothko.
Curata da Gabriella Belli ed Edith Devaney, la rassegna conta sulla partecipazione diretta della Arshile Gorky Foundation, vantando dunque una serie di opere raramente presentate in pubblico e altre custodite da importanti raccolte internazionali. I lavori in mostra tratteggiano le evoluzioni di stile compiute da Gorky ‒ dalla prima ritrattistica ai paesaggi, che riflettono una profonda riflessione su Cubismo e Surrealismo, fino alle ultime prove, da cui emergono ricordi d’infanzia e meccanismi legati al subconscio.
A riprova della grande influenza esercitata da Gorky sull’arte europea e americana, sono emblematiche le parole di Gabriella Belli: “La straordinaria personalità di Gorky, per la prima volta in Italia con una mostra monografica, illuminerà zone ancora in ombra della storia dell’arte del nostro Paese, facendoci esplorare in profondità l’osmosi della pittura europea con quella americana, di cui Gorky fu senza dubbio uno dei più importanti innovatori”.
[Immagine in apertura: Arshile Gorky, Liver Is the Cock’s Comb (Il fegato è la cresta del gallo), 1944, Collection Albright-Knox Art Gallery, Buffalo, New York, Dono di Seymour H. Knox, Jr., 1956, K1956:4. Image courtesy Albright-Knox Art Gallery]