La Fondazione Prada di Venezia accoglie la prima antologica intitolata a Jannis Kounellis dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2017.
Ha scritto uno dei capitoli più densi della storia dell’arte novecentesca e oggi la sede veneziana della Fondazione Prada rende omaggio alla sua memoria con una mostra davvero poderosa, che ne ripercorre la carriera. Stiamo parlando di Jannis Kounellis, campione dell’Arte Povera, le cui opere animano la retrospettiva lagunare visitabile dall’11 maggio al 24 novembre.
Curata da Germano Celant e allestita nell’affascinante palazzo di Ca’ Corner della Regina, affacciato sul Canal Grande, l’esposizione riunisce un corpus di lavori caratterizzati da un particolare impatto visivo, che evidenziano il talento di Kounellis nel dialogare con la materia e con la sua epoca. L’itinerario messo a punto da Celant riavvolge il filo creativo dell’artista, dai primi esiti pittorici fino alle installazioni più recenti.
A dominare è appunto la materia, usata da Kounellis nella sua componente tattile, concreta, a evocare concetti astratti come la fragilità, lo scorrere del tempo, il peso della Storia. Ne è un esempio la celebre installazione posta sul pavimento al primo piano, una lunga teoria di cappotti, scarpe e cappelli, involucri vuoti che trasformano l’idea di assenza in una entità quasi fisica.
Il fuoco e le sue declinazioni, poi, assumono un ruolo chiave nella poetica di Kounellis, trovando esplicitazione visiva nella splendida Margherita di fuoco o nelle bombole a gas collegate agli strumenti musicali, protagonisti dell’installazione datata 1980. O, ancora, nelle flebili ma tenaci fiamme di una candela e nell’alchimia dell’oro, inscindibilmente legata alla combustione.
[Immagine in apertura: Jannis Kounellis, Senza titolo (Tragedia civile), 1975, installation view presso la mostra Jannis Kounellis, a cura di Germano Celant, Fondazione Prada, Venezia, photo by Agostino Osio – Alto Piano. Courtesy Fondazione Prada]