Il Museo d’arte Mendrisio rende omaggio a Piero Guccione, artista recentemente scomparso, attraverso una retrospettiva che ripercorre il suo legame con l’elemento marino.
“Mi attira l’assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento”.
Con queste parole Piero Guccione tracciava i contorni della sua indagine pittorica sul mare, sviluppata nell’arco di una carriera che rivive all’interno della mostra Piero Guccione. La pittura come il mare, ospite del Museo d’arte di Mendrisio fino al 30 giugno.
Riunendo 56 capolavori realizzati fra il 1970 e gli ultimi anni vissuti da Guccione, scomparso nel 2018, la rassegna – prima retrospettiva post mortem dedicata all’artista originario di Scicli – approfondisce uno dei soggetti chiave della poetica di Guccione (l’elemento marino, appunto), evocato da una pittura protesa verso l’astrazione senza mai abbandonare l’ancoraggio figurativo, che permette di distinguere l’orizzonte acquatico dalla linea del cielo.
La tecnica a pastello affianca quella a olio nella resa di paesaggi naturali che riflettono la vastità delle emozioni umane, traducendole in colore con grande immediatezza. Emblematica la dichiarazione di Guccione: “La mia pittura oggi va verso un’idea di piattezza che contenga l’assoluto, tra il mare e il cielo, dove quasi il colore è abolito, lo spazio pure. Insomma, una sorta di piattezza, che però, in qualche modo, contenga un dato di assolutezza, di una cosa che assomiglia a niente e che assomiglia a tutto”.
[Immagine in apertura: Piero Guccione, Mare a Punta Corvo, 1995-2000, olio su tela,
86 x 113 cm, Collezione privata]