A Paestum, torna alla luce un altro monumento dorico

14 Giugno 2019

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Sono stati gli archeologici del Parco Archeologico di Paestum, in provincia di Salerno, a riportare alla luce elementi architettonici di assoluto pregio rimasti a lungo nascosti sotto alla “giungla” cresciuta lungo il versante occidentale della mura del sito. Si tratta di capitelli, colonne, cornicioni e triglifi che, secondo le prime ipotesi fornite dai tecnici, apparterrebbero a un edificio dorico. In particolare, a sostegno di questa tesi, è la presenza di un pannello – probabilmente una metopa in arenaria decorata con tre rosette a rilievo – analogo a quelli rintracciabili anche in altri edifici dorici costruiti a Paestum e nei suoi dintorni tra VI e V sec. a.C.

Il sito archeologico – nel quale spicca la cosiddetta Basilica, ovvero il tempio greco, consacrato a Hera e straordinariamente ben conservato – è oggetto in questo periodo di una serie di interventi di pulizia delle mura. L’operazione, intrapresa pochi giorni fa, rientra in un progetto europeo finanziato con fondi strutturali per il restauro e la riqualificazione della cinta muraria dell’antica Paestum, lunga circa 5 chilometri.

A commento di questa – probabilmente prima – scoperta, il direttore del Parco Archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel, ha sottolineato come nella zona in cui sono stati riportati alla luce questi elementi, in passato, sono stati scoperti una stipe votiva, con statuette fittili di divinità femminili in trono e frammenti ceramici databili tra VI e III sec. a.C. Poco distante da quest’area doveva sorgere il kerameikos di Paestum, ovvero il quartiere artigianale nel quale venivano fabbricavano i famosi vasi dipinti della città.
Ora, da qualche parte tra quartiere artigianale e cinta muraria, doveva trovarsi il nostro edificio, un vero gioiello dell’architettura dorica tardo-arcaica“, sostiene Zuchtriegel, ma l’esatta localizzazione ancora sfugge ai ricercatori.

Contraddistinti da tracce di intonaco e pittura color rosso, i resti potrebbe fare riferimento a un tempietto o un portico (stoà): in altre parole, apparterrebbero a un edificio di dimensioni minori, ma tuttavia utile a comprendere il passato di questo luogo.
Dopo il recupero, i resti sono stati trasportati nel deposito: le analisi e le operazioni di consolidamento alle quali saranno sottoposti potranno fornire ulteriori dettagli.