Sono oltre cinquecento i pezzi in mostra, tra opere e documenti, al Centre Pompidou in occasione della grande retrospettiva dedicata alla straordinaria artista scomparsa nel 1997.
La lunga e complessa relazione tra Dora Maar e Pablo Picasso ha agito imprimendo una forma di “limitazione” alla popolaritàdell’artista parigina. Molto, dunque, devo ancora essere osservato, raccontato, descritto e compreso in merito al profilo di questa autrice, nata nella capitale francese nel 1907 e scomparsa nella stessa città 90 anni dopo. Costituisce un segnale interessante la scelta del Centre Pompidou di dedicare alla sua carriera la più grande retrospettiva fin qui organizzata in terra di Francia.
A partire dal 5 giugno, la Galerie 2 dell’istituzione francese apre le proprie porte a Dora Maar, un progetto espositivo che attraverso un robusto corpus di lavori – oltre 500, tra opere e documenti – intende restituire con pienezza il senso della carriera dell’artista. Organizzata dallo stesso Centre Pompidou, dal Musée national d’art moderne, in coproduzione con il J. Paul Getty Museum di Los Angeles e in collaborazione con la Tate Modern di Londra, la mostra curata da Damarice Amao e Karolina Ziebinska-Lewandowska rivela le varie sfaccettature della produzione artistica di Dora Maar.
Inizialmente interessata all’attività di fotografa, divenne in seguito una pittrice. Dalla “rivoluzione” surrealista, legata alla sua fase giovanile, fino al progressivo avvicinamento ai tempi dell’introspezione esistenziale, la sua attività pittorica si è intrecciata con i grandi eventi che hanno segnato il Novecento, tra cui la Seconda Guerra Mondiale.
Artista compiuta, nonché intellettuale libero e indipendente: è questa l’immagine che il progetto espositivo punta a veicolare di Maar, “liberandone” la memoria dal peso dalla popolarità legata alla relazione con Picasso.
Il percorso espositivo si snoda dalle sue prime commissioni per la moda e la pubblicità, come fotografa di studio, fino ai suoi impegni politici e “sociali”, testimoniati dalle sue fotografie di strada: a emergere è una professionista dotata di notevole inventiva, capace di combinarla a ottime capacità tecniche.
In risalto, inoltre, viene posto anche il suo lavoro di pittrice, sul quale si è concentrata per quasi 40 anni.
La mostra parigina si inserisce nel novero delle esposizioni promosse allo scopo di offrire un ritratto più realistico dell’artista, superando lo “stereotipo” di musa e amante del pittore spagnolo.
Anche la recente digitalizzazione dei negativi di alcune sue opere, che ha reso il suo lavoro accessibile a un ampio pubblico di ricercatori e dilettanti, e i processi di acquisizione delle sue opere da parte di importanti istituzioni, stanno contribuendo a rendere più chiara e completa l’analisi del suo percorso nel campo dell’arte.
[Immagine in apertura: Dora Maar, fotografata da Man Ray nel 1936]