Il primo museo dedicato al design in Israele ospita cinque installazioni commissionate a progettisti che lavorano in coppia o all'interno di team creativi, per conoscere in profondità i processi e le metodologie condivise. Fino al 26 ottobre.
A Tel Aviv la curatrice e autrice freelance Maria Cristina Didero ha curato la collettiva The Conversation Show. Il progetto espositivo introduce negli spazi del Design Museum Holon un’indagine sul processo creativo: ad accomunare le cinque realtà scelte per questa esperienza, infatti, è la composizione dei gruppi di lavori, formati da coppie o team.
A ciascuno degli studi invitati è stato assegnato il medesimo compito, ovvero “immaginare un modo per mostrare e trasmettere al pubblico il loro modo personale di interazione durante la creazione“, come ha dichiarato Didero, sottolineando che la mostra si pone l’obiettivo “di analizzare e ritrarre le metodologie condivise e peculiari del lavorare insieme, confermando il design come un motore di scambio di comunicazioni“.
Fino al 26 ottobre, i visitatori avranno così l’opportunità di scoprire oggetti, spazi e opere interattive site-specific che traducono – fisicamente e concettualmente – il dialogo creativo e la pratica collaborativa delle realtà coinvolte. Lo studio Reddish di base a Jaffa, formato dalla coppia israeliana Naama Steinbock e Idan Friedman, per l’occasione ha progettato l’installazione Balancing Act, una rappresentazione visiva dei concetti di equilibrio ed emozione.
L’Italia è presente con Dune, l’intervento dello studio di Venezia Zaven, in cui Enrica Cavarzan e Marco Zavagno presentano la tecnica di lavorazione del vetro che hanno messo a punto. Di base a Vienna, Katharina Mischer e Thomas Traxler, in arte mischer’traxler, hanno curato l’installazione interattiva Coalesque, una visualizzazione del dialogo che avviene all’interno di una coppia o di un team nelle fasi di lavoro.
L’interazione viene proposta anche da BCXSY – Boaz Cohen e Sayaka Yamamoto, attraverso il progetto Reciprocal Syntax. In questo caso, la società con sede ad Amsterdam ha realizzato una stanza semitrasparente nello spazio espositivo assegnato: al suo interno sono gli stessi visitatori ad attivare proiezioni e suoni che generano colori, forme e immagini. Infine, lo studio di progettazione newyorchese Snarkitecture, insieme a un’azienda italiana, ha ideato il corridoio di specchi Hall of Broken Mirrors: articolato in tre sezioni, genera nei visitatori nell’illusione di scenari paralleli.