C'è tempo e tempo: c'è lo scorrere di ore e minuti, tutti uguali l'uno all'altro, e il momento speciale in cui qualcosa di memorabile accade. C'è il tempo dell'arte, che ci solleva dal tempo del nostro vivere quotidiano per portarci altrove. Al Palatino di Roma, quindici artisti ci riportano all'eredità e ai monumenti dell'epoca classica.
Gli antichi greci avevano ben quattro parole per definire il tempo. Tra queste, oltre a “chronos” (che indica il tempo in senso cronologico, sequenziale), era in suo “kairos”: un tempo in cui qualcosa di speciale accade, un momento indeterminato ma estremamente opportuno.
Kronos e Kairos. I tempi dell’arte contemporanea, la mostra inaugurata quest’oggi – 19 luglio – negli spazi del Palatino a Roma e curata da Lorenzo Benedetti, si gioca appunto su queste due dimensioni temporali, quella della quantità e quella della quantità, con 15 opere realizzate da altrettanti artisti italiani e internazionali chiamati a dialogare con i segni del passato, così diffusi e imponenti all’interno dell’area archeologica.
“L’arte diventa in questo senso uno strumento fondamentale, la chiave di volta nel passaggio dal tempo della quantità a quello della qualità e della scelta“, ribadisce a tal proposito Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo.
Gli interventi si relazionano quindi con il patrimonio storico, in particolare i palazzi imperiali, dalle monumentali Arcate Severiane allo Stadio Palatino, dalla Domus Augustana alla Sala dei Capitelli.
“Illusione, potere, mito, precarietà sono i soggetti degli interventi selezionati e site-specific“, ha commentato ancora Alfonsina Russo. “Gli stessi temi che ci restituiscono i luoghi che li accolgono. È questa corrispondenza tra spazi archeologici e creatività contemporanea che ha posto le condizioni di questo ambizioso progetto, primo risultato di un importante accordo con la Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane”.
[Immagine in apertura: Hans Op de Beeck, Blossom Tree (Bronze), 2018, photo credits: Electa © ph. studiozabalik]